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    Speciale medicina
    22 Ottobre 2016
    Gilead, 1,4 milioni per la ricerca

    Innovazione, medicina e tecnologie digitali. Sette italiani su dieci le conoscono, ma vogliono di più, soprattutto per migliorare la qualità della vita dei malati e la relazione medico-paziente e non solo per trovare farmaci e terapie. Sono le aspettative dei connazionali messe in luce dall’indagine Gfk Eurisko-Gilead presentata alla premiazione dei vincitori 2016 dei tre bandi di concorso per ricercatori e associazioni pazienti, promossi da Gilead Italia, tenutasi a Milano. Fellowship Program, Community Award e Digital Health Program sono tre iniziative per promuovere progetti innovativi nel campo della ricerca scientifica, delle comunità di pazienti e delle tecnologie digitali che migliorini, nel medio-breve termine, la qualità di vita e l’assistenza terapeutica dei pazienti affetti da Hiv, epatiti, infezioni fungine invasive e patologie oncoematologiche. Sono 60 i vincitori di quest’anno, ai quali è stato assegnato un premio di oltre 1,4 milioni di euro per i progetti, ad alto contenuto di innovatività, da realizzare entro 18 mesi. A selezionare i vincitori, tra quasi 180 candidati, tre commissioni di esperti indipendenti. «Siamo orgogliosi – sottolinea Bob Roojsen, general manager di Gilead Sciences Italia – di aver dato vita a queste tre iniziative che rispondono all’obiettivo di migliorare le terapie e la qualità della vita dei pazienti. Crediamo però, che sia fondamentale la collaborazione assidua con le istituzioni, i ricercatori e le comunità di pazienti». Il Digital Program è la novità di quest’anno. In questa prima edizione ha visto la presentazione di 41 progetti, di cui sette premiati. «Quello che si può constatare – interviene Eugenio Santoro, membro della commissione del bando e ricercatore del laboratorio di informatica dell’istituto Mario Negri di Milano – è la risposta importante da parte dei ricercatori e delle associazioni a questo nuovo bando, segno che la trasformazione digitale in questo settore, trova terreno fertile. La scelta è ricaduta su progetti più originali e innovativi tra i progetti presentati, con attenzione a quelli che potessero garantire una reale efficacia in termini di risultati». Al Fellowship Program, giunto alla sua sesta edizione, sono stati presentati 150 progetti da parte di ricercatori appartenenti ad enti di ricerca e cura di tutto il Paese. «Il lavoro di selezione – sottolinea Massimo Andreoni, membro della commissione, professore di malattie infettive all’università Tor Vergata di Roma e presidente della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – è stato molto impegnativo vista la validità e la qualità dei progetti. Una conferma ulteriore dello stato di salute della ricerca italiana, all’altezza di quella internazionale. Lo sviluppo di questi progetti porterà a un miglioramento delle attuali opportunità in termini di qualità della vita per i pazienti che affrontano malattie così complesse».