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    Speciale medicina
    20 Marzo 2017
    Psoriasi, una campagna contro la discriminazione

    Nello studio del dermatologo portano il loro sogno di normalità: un tuffo in piscina, un vestito scollato, una partita a calcetto, una corsa in spiaggia a gambe nude mano nella mano con il fidanzato. Una normalità ‘negata’ per i malati di psoriasi che troppo spesso – complici le umiliazioni subite da 8 su 10, e l’imbarazzo della domanda ‘sei contagioso?’ sperimentato dal 45% – perdono la speranza, rinunciano a credere nel traguardo di una pelle libera da lesioni e pruriti. In tanti si perdono tra fai-da-te e false piste e, spiazzati da percorsi ‘ufficiali’ difficili e non proprio lineari, finiscono per chiedere aiuto al dottor web o per accontentarsi di un’esistenza dimezzata. Se per i pazienti è difficile compiere il passo decisivo verso gli specialisti e i trattamenti giusti, ora è l’altro fronte a prendere l’iniziativa. Con un appello: «Non permettere che la psoriasi ti allontani da ciò che ami». E una chiamata all’azione: «Chiedi al tuo dermatologo». Punta ad azzerare il disagio e la sfiducia, denunciati proprio dai pazienti, la nuova maxi campagna che partirà già da oggi. Un progetto di Novartis, presentato a Milano, che ha il patrocinio dell’Associazione per la difesa degli psoriasici (Adipso) e vede in prima linea le società scientifiche dei dermatologi: Adoi (Associazione dermatologi ospedalieri italiani) e Sidemast (Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse). Per raggiungere i destinatari del messaggio di speranza si punterà su più canali: la radio (con messaggi on air dal 13 marzo su Radio Capital, Radio Italia solo musica italiana, e Radio Deejay), il web, i social network da Facebook a Instagram. Obiettivo: sensibilizzare e informare. Soprattutto i tanti pazienti giovani che si trovano a dividere la vita con una patologia infiammatoria cronica che non resta ‘a fior di pelle’, ma entra nel cuore e nella mente ed è spesso associata a dolori articolari e alterazioni metaboliche. Una malattia che non conosce sesso né età (non risparmia dai neonati agli anziani), ma molto spesso esordisce tra i 15 e i 35 anni.