Educare, informare e prevenire l’epatite C nelle carceri, comunità ad alto rischio per questa infezione, trasformando la detenzione in un’occasione di cura e responsabilità, per la propria salute e per il controllo del contagio. E’ il progetto ‘Enehide’, promosso da EpaC Onlus e Società italiana di medicina e sanità penitenziaria (Simspe) Onlus nella Casa circondariale di Viterbo, che coinvolgerà il personale sanitario, la polizia penitenziaria e le persone detenute. Un’iniziativa che permetterà di mettere a punto un modello da utilizzare, successivamente, a livello nazionale. Basato sulla semplicità. Si avvale infatti di strumenti ‘sostenibili’: incontri informativi, attività di educazione e distribuzione di 2mila kit di igiene personale (uno spazzolino e un dentifricio) per spezzare la catena del contagio dell’epatite C. Enehide (Educazione e prevenzione sull’Hcv negli istituti detentivi) è partito venerdì scorso nella Casa circondariale di Viterbo. Seguiranno altri 20 incontri che coinvolgeranno, oltre ai detenuti, tutti gli operatori, tra i quali 400 agenti e 50 tra medici e infermieri.»Di grande aiuto – ha spiegato Teresa Mascolo, direttore dell’istituto penitenziario viterbese – saranno i mediatori culturali, fondamentali per una popolazione carceraria che è rappresentata per il 60% da stranieri». Negli istituti di detenzione italiani, infatti, vive una comunità di persone particolarmente esposta all’infezione da Hcv: la prevalenza di epatite C è stimata tra il 7,4% e il 38% su un totale di 56 mila detenuti. Percentuali che salgono ancora di più se consideriamo la popolazione femminile: le donne detenute, pur essendo di meno degli uomini, hanno più spesso problemi di tossicodipendenza, che aumentano il rischio di trasmissione del virus. «La conoscenza è alla base della possibilità di compiere delle scelte informate: è quindi fondamentale che tutti abbiano gli strumenti per prevenire e limitare l’infezione da Hcv», ha dichiarato Massimiliano Conforti, vice-presidente di EpaC Onlus e responsabile del progetto. «L’obiettivo di Enehide – ha precisato – è aiutare a migliorare le condizioni di salute delle persone detenute, per spezzare la catena del contagio e per combattere lo stigma che ancora avvolge le persone con Hcv».
Speciale medicina
1 Aprile 2017
Epatite C in carcere: progetto pilota di educazione e prevenzione