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    Speciale medicina
    3 Giugno 2017
    Sindrome intestino irritabile, ne soffre il 7% degli italiani

    Colpisce oltre il 7% della popolazione italiana, soprattutto quella femminile, condizionando la vita di molti pazienti, fino a sconvolgerla nelle sue manifestazioni più gravi. Si tratta della Sindrome dell’intestino irritabile, una vera e propia malattia, che però a lungo è stata erroneamente considerata come una patologia psicosomatica con una serie di fastidi di origine psicologica. Le caratteristiche della sindrome e i numerosi problemi che comporta sono stati al centro del convegno ‘La sindrome dell’intestino irritabile: malattia sociale tra complessità terapeutiche, innovazione e sostenibilità, promosso da Public Health & Health Policy, rivista di economia e politica sanitaria, a Roma all’Istituto superiore di sanità.  «La sindrome dell’intestino irritabile – spiega all’AdnKronos Salute Enrico Stefano Corazziari, professore di Gastroenterologia all’Università Sapienza Roma – è una condizione cronica, o ricorrente, che si manifesta con dolore all’addome associato a modificazioni del modo di ‘andare di corpo’ (alterazioni dell’alvo) in senso stitico o in senso diarroico. Questo già ci dice che esistono più tipi di intestino irritabile». «Le cause sono tante – osserva – oltre a una predisposizione genetica, qualsiasi agente che va ad alterare la permeabilità dell’intestino nelle prime fasi della vita, ad esempio infezioni, uso di antibiotici. Lo stesso stress può incidere, o altre malattie intercorrenti specialmente in età infantile. Questi fattori possono alterare la funzione di barriera che ha l’intestino e far sì che la flora possa invadere e stimolare il sistema nervoso che è all’interno dell’intestino stesso. Tutte cause che incidono in maniera negativa sulla muscolatura e sulla sensibilità». Cosa si può fare dunque per contrastare questo disturbo? “Adesso abbiamo nuove terapie disponibili, in particolare per l’intestino di tipo stitico – afferma Corazziari – e tra poco ne arriveranno altre, già autorizzate nella comunità europea ma non in Italia, per l’intestino di tipo diarroico. Il tutto, però, deve essere combinato con un supporto dietetico, miglioramento della gestione delle abitudini di vita e terapie farmacologiche nelle situazioni più severe”.