VITERBO – “Se il Ceta venisse ratificato, alcuni tra i più famosi prodotti agroalimentari di Viterbo, tutelati da marchi Dop oppure Igp faticosamente conquistati, potranno essere emulati, riprodotti da chiunque, abbinati a un marchio fantasioso, ma comunque evocativo del territorio, per essere esportati in Canada e liberamente venduti a prezzi più competitivi rispetto agli originali, con gravissimi danni per le aziende che invece producono Dop e Igp nel rispetto dei disciplinari, peraltro rigidi, imposti dai rispettivi consorzi di tutela”. Lo denuncia Alberto Frau, direttore della Coldiretti di Viterbo, nel chiedere ai parlamentari locali di votare, in aula, contro la ratifica del trattato. “Nel Lazio ci sono 27 prodotti tipici, appena 5 dei quali continuerebbero, negli scambi col Canada, ad essere tutelati dai loro marchi e cioè il kiwi di Latina, la mortadella di Bologna, la mozzarella di bufala campana, il pecorino romano e quello toscano. Per gli altri 22 il trattato sarebbe unacondanna alla morte commerciale perché non solo non verrebbe riconosciuta la loro qualità, ma perché subirebbero gli effetti devastanti della concorrenza di prodotti similari confezionati in chissà quale parte del mondo, ma che nulla hanno a che fare con il territorio e l’economia degli originali. Niente più tutela, ad esempio, per l’abbacchio romano igp, per il carciofo romanesco, per l’olio dop Canino e Tuscia, per la nocciola romana, per le castagne di Vallerano, per la patata dell’alto viterbese”. “Il Ceta – aggiunge il presidente della Coldiretti di Viterbo, Mauro Pacifici – cancellerebbe con un colpo di spugna il valore economico, ma anche la storia, la distintività e la unicità di questi prodotti. Non possiamo accettare la ratifica di un accordo che in un attimo azzera e cancella i sacrifici e l’impegno quotidiano di agricoltori e allevatori che hanno puntato sulla qualità delle loro produzioni che ora sui mercati canadesi rischiano di valere quanto un qualsiasi, improvvisato e scadente prodotto similare”. Questo accordo non solo concede il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti tipici, ma spalanca le porte al grano trattato con il glifosato, vietato in Italia perché sospettatodi essere cancerogeno e favorirebbe l’importazione di carne a dazio zero da un paese che ammette l’uso di ormoni negli allevamenti, a differenza di quanto avviene in Italia. “A rischio, anche a danno dei consumatoriitaliani e nordamericani, il principio stesso di precauzione, visto che le leggi canadesi – conclude Frau – ammettono l’utilizzo di prodotti chimici invece vietati in Europa”. Di qui la scelta della manifestazione di protesta in programma mercoledì 5 luglio dalle 9.30 in piazza Montecitorio.
Corinne Zambito