CIVITAVECCHIA – “Civitavecchia? Ha “un paesaggio urbano difficile da apprezzare”. È questa la tranciante definizione che gli ospiti della Msc Splendida, ormeggiata ieri al porto di Civitavecchia, hanno potuto leggere sui programmi giornalieri affissi dal personale di bordo durante la sosta nel nostro scalo.
Un grande manifesto nel quale in poche righe si racconta di una città bombardata e mal ricostruita, nella quale le uniche cose che si suggerisce di vedere sono il Forte Michelangelo, le mura di Urbano VIII e la fontana del Vanvitelli. Insomma un chiaro invito a non mettere il naso fuori dal porto. Segue poi un elenco di ben 7 escursioni, variamente organizzate, ma tutte dirette a Roma.
Quello che da cittadino mi domando è quali speranze di successo abbiano i tentativi di costruire delle politiche turistiche che consentano di sfruttare il flusso di croceristi, se le stesse compagnie, con il chiaro scopo di piazzare costosi pacchetti di escursioni, invitano i passeggeri a saltare a piè pari una visita della città e comunque a non oltrepassare i varchi di accesso al Porto, per non ritrovarsi nella città nella quale il paesaggio è così “difficile da apprezzare”.
Forse è arrivato il momento che le due principali istituzioni (comunale e portuale) pretendano per Civitavecchia il rispetto che le si deve, imponendo magari agli armatori, proprietari e gestori di queste lussuose città galleggianti che su di noi vomitano fumi, turisti pre-impacchettati e pronti per essere spediti a Roma e, a quanto pare, anche giudizi tutt’altro che lusinghieri, di contribuire concretamente a rendere il tanto vilipeso “paesaggio urbano” più accogliente e decoroso.
Se non si pretende innanzitutto rispetto, a mio avviso, ogni tentativo di promozione del territorio è destinato a fallire miseramente e anche quei pochi spicci che i turisti investono a Largo della Pace per andare in stazione, sebbene preziosi per i bilanci di Argo, rischiano di essere l’equivalente di un’elemosina lasciata a qualche poveretto lungo la strada che porta a San Pietro”.
Marco Setaccioli