CIVITAVECCHIA – Inaugurata venerdì scorso 7 luglio, nella chiesa di Sant’Egidio a Corso Italia, la 23esima mostra di fine Anno Accademico, con le opere degli allievi della Scuola Di Arti visive Next di Viterbo e Tuscania.
Diretta dalla pittrice Antonella Properzi la scuola, giunta al suo 23esimo anno di attività, propone in rassegna 440 opere realizzate dagli allievi, nel corso dell’anno didattico che si è appena concluso.
Circa 800 i visitatori che hanno voluto lasciare un loro affettuoso saluto nel libro delle presenze per la serata inaugurale, durante la quale lo staff organizzativo ha provveduto alla attesissima cerimonia di consegna degli Attestati.
“Insegnando ad amare l’Arte”, questo il titolo della mostra, e sarà visitabile tutti i giorni fino a domenica 16 luglio nella chiesa di S. Egidio, a Viterbo in Corso Italia, nei seguenti orari: 10/13 – 17/20 – 22/24. Ingresso libero.
La scuola, che si occupa di arti visive, della loro promozione quale che sia il genere o la forma, è nata a Tuscania 23 anni fa.
In mostra, opere realizzate dagli allievi utilizzando diversi procedimenti: olio su tela e tavola, imprimitura secondo le antiche tradizioni, sperimentazione di materiali innovativi e interazioni fra tecniche antiche e contemporanee, acquerelli, matite, pastelli soft, tempera, acrilico, smalti e molto altro ancora.
“Il nostro obiettivo non è quello di forgiare grandi maestri e di promettere presunti geni creativi in tempi record – spiega sul sito internet della scuola Antonella Properzi – ma di essere semplicemente ed efficacemente una scuola. Non amiamo illudere le persone: non raccontiamo loro che dopo appena qualche mese, disegnando e dipingendo senza alcun criterio, senza essere guidate da un programma ben strutturato e da una costante e seria verifica sul percorso d’apprendimento, potranno trasformarsi improvvisamente in artisti magari di successo.
Piuttosto perseguiamo un fine più concreto e nobile: trasmettere passione, amore genuino e autentico per l’Arte, intesa come conoscenza e cura del bello, nonché della nostra migliore e più profonda umanità”.