Colpiscono ogni anno 3 mila italiani over 70 causando anemia e possibile carenza di tutte le cellule del sangue, con il rischio di evolversi in leucemia acuta: si tratta delle sindromi mielodisplastiche (Mds), patologie causate da un’alterazione delle cellule staminali del midollo osseo, e spesso diagnosticate tardivamente. Malattie del sangue ancora oggi considerate rare, ma che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, e grazie al progresso delle tecniche diagnostiche, appare sempre di più in preoccupante crescita. Se ne è parlato nel corso del convegno che si è tenuto all’Istituto superiore di sanità in occasione del Mds World Awarness Day, la ‘Giornata mondiale sulle sindromi mielodisplastiche’, organizzata dall’Associazione italiana dei pazienti con sindrome mielodisplastica – Aipasim Onlus, riferimento in Italia della Msd-Alliance, l’organismo internazionale che ha lo scopo di operare come sostegno per i pazienti colpiti dalla malattia. Uno dei problemi che accompagna l’insorgenza della sindrome – evidenziano gli esperti – è che nella fase iniziale, spesso, non produce sintomi evidenti e viene quindi diagnosticata troppo tardi, o per caso, grazie ad esami del sangue effettuati per altre ragioni: «La malattia si presenta con sintomi spesso molto subdoli e assolutamente poco specifici – spiega all’AdnKronos Salute Matteo Della Porta, professore di ematologia presso Humanitas University e Humanitas Cancer Center di Milano – Il sintomo presente in tutti i pazienti è l’anemia, meno frequentemente associata a calo di globuli bianchi e piastrine. Il secondo aspetto è il rischio variabile di evoluzione in leucemia acuta. Si tratta di malattie eterogenee – continua – in alcuni casi il decorso è indolente e compatibile con una normale aspettativa di vita, in altri casi la malattia è molto aggressiva». Fondamentale per questi pazienti è la possibilità di accedere ad una diagnosi accurata: «Non tutti ricevono un adeguato inquadramento diagnostico e una caratterizzazione definitiva e certa della malattia», sottolinea l’ematologo, e per quanto riguarda le terapie, le strategie dipendono dalle caratteristiche individuali del paziente: «In circa il 70% dei casi – precisa Della Porta – il problema principale è l’insufficienza midollare e in questi pazienti l’obiettivo è migliorare l’anemia, dannosa per tutti i nostri organi e soprattutto per il sistema cardio circolatorio. In questo contesto – osserva – negli ultimi anni si stanno affacciando dei farmaci molto importanti per il trattamento anemico».
Speciale medicina
3 Novembre 2017
Mielodisplasie, 3mila casi over 70 l’anno