VITERBO – Mercoledì 15 e giovedì 16 novembre presso l’aula Sergio Boni di Belcollesi svolgerà un convegno sulla patologia renale policistica. L’iniziativa è organizzata congiuntamente dalle unità operative di Nefrologia e dialisi e Diagnostica per immagini di Viterbo ed è sotto l’egida dell’Accademia nazionale di medicina che ha individuato il complesso ospedaliero di Belcolle come sede per l’incontro di interesse nazionale. I relatori al congresso sono medici professionisti dell’azienda sanitaria locale e verrà concluso da una lettura di Riccardo Magistroni dell’Università di Modena, eminente ricercatore clinico nella patologia policistica. I partecipanti al convegno provengono da tutta Italia e alcuni da centri noti per l’elevata competenza e professionalità (Pavia, Bergamo e Modena).
La malattia renale policistica è una grave patologia renale a trasmissione familiare, talvolta associata a coinvolgimenti di altri organi, in particolare fegato e cervello.
“La presa in carico dei pazienti – spiega il direttore della Nefrologia di Belcolle, Sandro Feriozzi – è dello specialista nefrologo che richiede la collaborazione di altri specialisti, in particolare dei medici radiologi. Infatti la diagnosi della malattia è prevalentemente radiologica (ecografia, TC, risonanza magnetica), sia per la valutazione delle cisti renali che delle eventuali patologie associate”.
Recentemente un altro importante contributo è arrivato con la genetica e le tecniche innovative per lo studio delle alterazioni del DNA presente in queste famiglie.
“Nel nostro ospedale – prosegue Feriozzi – è attivo un gruppo, composto da nefrologi, radiologi e genetisti, patologi, infermieri, che si interessa dei pazienti affetti dalla patologia e delle loro famiglie. Collaborano, inoltre, i fisici sanitari per quanto riguarda la valutazione quantitativa di dati estratti dagli esami di risonanza magnetica. Nel mese di settembre 2017, infine, è stato approvato in Italia l’uso di un nuovo farmaco che è in grado di ridurre la crescita delle cisti renali e, quindi, di modificare l’andamento naturale verso la dialisi. Il farmaco giunge in Italia dopo che è già in uso in altri stati europei come la Gran Bretagna, la Francia e la Germania”.