Fare la pipì a letto è un problema di cui soffrono un milione e duecento mila bambini e adolescenti tra i 5 e i 14 anni. Un disturbo ‘sommerso’ che spesso non viene riferito al pediatra nella convinzione che ‘passi da solo’ ma che, in realtà, può incidere sulla futura qualità della vita, con rischio di incontinenza da adulti e problemi della sfera sessuale. Chiedere consiglio al medico per una diagnosi tempestiva dell’enuresi notturna è il primo passo per risolvere il problema, anche attraverso comportamenti mirati come ad esempio, al contrario di quanto si creda, far bere molto i bambini durante il giorno per distendere la vescica e adeguare il menù della cena, che deve essere povera di calcio per i piccoli che bagnano il letto. Di ‘Enuresi notturna nel bambino e l’importanza di contrastarla’, si è parlato in un incontro su iniziativa della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) e in collaborazione con l’Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione. «A fare la pipì si impara – spiega l’urologa pediatra Maria Laura Chiozza, del dipartimento di Pediatria dell’università di Padova – è una competenza che acquisiamo in ben 5 anni. La competenza viene dalle abitudini. Per esempio bere durante il giorno almeno un litro e mezzo di acqua, tra le 8 del mattino e le 7 di sera». «Questo -spiega Chiozza- è importantissimo perché allarga la vescica e permette alla vescica stessa di ‘dialogare’ con il cervello, aumentando la secrezione di un ormone importante, la vasopressina, che si occupa, durante la notte, di ‘asciugare’ la pipì e di fare un sonno asciutto. Ai bambini si può far calcolare quanto grande deve essere la propria vescica: metti la tua età, aggiungi uno e moltiplica per 30. Il numero che uscirà sono i millilitri che deve occupare la vescica durante la notte. Fino a 14 anni il calcolo funziona». Molto importante poi, continua l’esperta, ciò che si mangia la sera: «Serve limitare il calcio eccessivo, solo a cena, accertandosi anche del tipo di acqua che si porta a tavola. Questo aiuterà a fare un po’ meno pipì durante la notte». I genitori devono fare attenzione ad alcuni segnali, continua l’esperta, in primo luogo «è più facile che il bambino possa soffrire di enuresi notturna se papà e mamma ne hanno sofferto. Bisogna poi fare attenzione a come fanno la pipì i piccoli anche durante il giorno. Se corrono all’ultimo minuto, bagnano un poco le mutandine, si accovacciano, saltellano o fanno di tutto per non andare a fare la pipì vuol dire che la loro vescica non funziona come dovrebbe».
Speciale medicina
17 Novembre 2017
Pipì a letto: più acqua, meno formaggi a cena