ROMA – Colpisce ogni anno in Italia circa 13 mila persone, negli ultimi 15 anni ha fatto registrare quasi un 60% di aumento di casi e le proiezioni indicano che presto sarà la seconda causa di morte nei Paesi occidentali. Si tratta del cancro del pancreas, uno dei tumori con la prognosi più severa, aggressivo e nella maggior parte dei casi letale. Di questo ‘killer silenzioso’ si è parlato in occasione dell’incontro “World Pancreatic Cancer Day 2017: storie e iniziative per continuare a fare luce sul tumore al pancreas”, che si è tenuto a Roma alla presenza di clinici e associazioni di pazienti.
“Il cancro del pancreas ha un’incidenza di 12 per 100 mila abitanti -spiega all’AdnKronos Salute Gabriele Capurso, responsabile Gastroenterologia dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma – Si tratta di uno dei pochi tumori per i quali l’incidenza è in costante aumento rispetto ad altri, che sono in diminuzione. Purtroppo questa incidenza corrisponde nel 93% dei casi anche alla mortalità. Al momento è la quarta causa di morte nel nostro Paese”.
La prevenzione, anche in questo caso, è la tattica migliore per contrastare la malattia: “Un coretto stile di vita è fondamentale – sottolinea il gastroenterologo – Un terzo dei casi di tumore del pancreas sono strettamente associati al fumo di sigaretta: se magicamente tutti gli italiani smettessero di fumare oggi, tra 15 anni avremmo il 30% in meno di morti causati da questa neoplasia. Gli altri fattori di rischio sono una dieta poco corretta, eccesso di zuccheri, eccesso di carne rossa, eccesso di alcolici, sovrappeso corporeo, diabete”.
“Per una quota di soggetti è inoltre rilevante il rischio familiare – ricorda l’esperto – in quelle famiglie in cui nell’albero genealogico sono presenti 2 o 3 casi di tumori del pancreas – o nel caso di sindromi genetiche particolari associate al rischio di cancro al pancreas – è possibile anche fare uno screening per cercare di fare una diagnosi più precoce. Una collaborazione tra medici che si occupano di questa malattia e associazioni di pazienti è cruciale, soprattutto per diffondere le informazioni base e cercare di arrivare a diagnosi più precoci possibili”.
Una volta delinata la diagnosi quali sono i trattamenti disponibili? “Per il 10-15% dei soggetti operabili si ricorre al trattamento chirurgico, che va fatto sempre centri di riferimento ad ‘alto volume’ – ribadisce Capurso – negli altri casi la terapia principale è il trattamento con chemioterapia, che ha fatto dei passi in avanti negli ultimi anni, tant’è che sostanzialmente è quasi raddoppiata l’aspettativa di vita dei pazienti con tumore metastatico grazie ai nuovi regimi chemioterapici. La sfida per il futuro sarà rendere utilizzabili questi regimi di chemioterapia approvati per le forme più avanzate anche per tutte le forme più precoci della malattia, così da incrementare in tutti i pazienti la sopravvivenza. Questo è uno degli sviluppi a cui stiamo assistendo negli ultimi anni”.
“Per la terapia del tumore al pancreas esistono dei farmaci che fortunatamente sono già utilizzabili nella pratica clinica, e molti altri che verranno sperimentati nel prossimo futuro – osserva Luca Frulloni, presidente Aisp – Associazione italiana per lo studio del pancreas – Questo perché sappiamo che le modificazioni che portano alla comparsa della neoplasia sono diverse, e a seconda del tipo di alterazione che troviamo abbiamo dei farmaci che possono essere mirati su quel tipo particolare di caso”.
“Questo – prosegue – fa sì che siano stati pubblicati molti studi su schemi terapeutici efficaci, e nel prossimo futuro ne verrano fuori altri, anche se dobbiamo aspettare ovviamente l’esito di questi trial clinici che vengono condotti in tutto il mondo. Esistono adesso trattamenti efficaci che permettono di ridurre la massa neoplastica e di poter quindi sottoporre i pazienti all’intervento chirurgico in seconda battuta”, conclude Frulloni.
Tumore al pancreas, nel 2018 nasce la Federazione di associazioni dei pazienti