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    Speciale medicina
    25 Novembre 2017
    Cancro al pancreas seconda causa di morte al mondo

    Colpisce ogni anno in Italia circa 13 mila persone, negli ultimi 15 anni ha fatto registrare quasi un 60% di aumento di casi e le proiezioni indicano che presto sarà la seconda causa di morte nei Paesi occidentali. Si tratta del cancro del pancreas, uno dei tumori con la prognosi più severa, aggressivo e nella maggior parte dei casi letale. Di questo ‘killer silenzioso’ si è parlato in occasione dell’incontro «World Pancreatic Cancer Day 2017: storie e iniziative per continuare a fare luce sul tumore al pancreas», che si è tenuto a Roma alla presenza di clinici e associazioni di pazienti. «Il cancro del pancreas ha un’incidenza di 12 per 100 mila abitanti – spiega all’AdnKronos Salute Gabriele Capurso, responsabile Gastroenterologia dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma – Si tratta di uno dei pochi tumori per i quali l’incidenza è in costante aumento rispetto ad altri, che sono in diminuzione. Purtroppo questa incidenza corrisponde nel 93% dei casi anche alla mortalità. Al momento è la quarta causa di morte nel nostro Paese». La prevenzione, anche in questo caso, è la tattica migliore per contrastare la malattia: «Un coretto stile di vita è fondamentale – sottolinea il gastroenterologo – Un terzo dei casi di tumore del pancreas sono strettamente associati al fumo di sigaretta: se magicamente tutti gli italiani smettessero di fumare oggi, tra 15 anni avremmo il 30% in meno di morti causati da questa neoplasia. Gli altri fattori di rischio sono una dieta poco corretta, eccesso di zuccheri, eccesso di carne rossa, eccesso di alcolici, sovrappeso corporeo, diabete». «Per una quota di soggetti è inoltre rilevante il rischio familiare – ricorda l’esperto – in quelle famiglie in cui nell’albero genealogico sono presenti 2 o 3 casi di tumori del pancreas – o nel caso di sindromi genetiche particolari associate al rischio di cancro al pancreas – è possibile anche fare uno screening per cercare di fare una diagnosi più precoce. Una collaborazione tra medici che si occupano di questa malattia e associazioni di pazienti è cruciale, soprattutto per diffondere le informazioni base e cercare di arrivare a diagnosi più precoci possibili».