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    Speciale medicina
    4 Gennaio 2018
    Salute 2017, le star dell’anno e i sogni per il 2018

    Il leader radicale sotto processo per la sua battaglia sui diritti nel fine vita; l’esperto di staminali che con la terapia genica ha regalato una pelle nuova a un ‘bimbo farfalla’; la prima donna a capo degli oncologi medici italiani; la mamma dei robot soft; lo scienziato tricolore più citato nel mondo, pioniere dell’immunoterapia anticancro. Marco Cappato, Michele De Luca, Stefania Gori, Cecilia Laschi e Alberto Mantovani sono le ‘star’ scelte dall’AdnKronos Salute come simboli 2017 nel mondo della sanità e della medicina.  Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, in prima linea al fianco di Dj Fabo, è finito sotto processo a Milano dopo aver accompagnato il 39enne a morire in Svizzera. La scelta di Fabo «di rendere pubblica la sua storia è stata determinante per l’approvazione del testamento biologico. Ora andiamo avanti, chiedendo ai candidati un impegno per l’eutanasia legale», spiega l’esponente radicale. Hassan, 9 anni, rifugiato siriano accolto in Germania insieme alla sua famiglia, vive oggi con una pelle nuova e sana grazie a un eccezionale intervento di terapia genica annunciato su ‘Nature’ e coordinato dall’italiano Michele De Luca, direttore del Centro di medicina rigenerativa ‘Stefano Ferrari’ dell’università di Modena e Reggio Emilia.»Meritocrazia nell’assegnazione dei fondi», invoca De Luca, noto anche per la battaglia contro il metodo Stamina. Quanto al cancro «abbiamo vinto molte battaglie, ma dobbiamo vincere la guerra. E per farlo è fondamentale informare i cittadini, far conoscere loro le regole base della prevenzione», spiega Stefania Gori, prima donna al vertice dell’Associazione italiana di oncologia medica. Il futuro è dei robot ‘soft’?  «E’ stato un crescendo per un settore giovane e nuovo, con pubblicazioni e investimenti importanti in tutto il mondo». E’ il bilancio di Cecilia Laschi, pioniera della robotica ‘morbida’ alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. «Non dover mai più vedere bimbi uccisi dal morbillo», «o dalla pertosse». Se lo augura per il 2018 l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e ‘cervello tricolore’ più citato nel mondo. «E’ per me motivo di angoscia – afferma il medico – pensare ai quasi 5 mila casi di morbillo in Italia e alle 4 morti causate dalla malattia». «La speranza è che non debba succedere mai più», auspica Mantovani.