Secondo una ricerca su 530 mila commenti pubblicati da circa 60 mila utenti su Twitter e Facebook nell’arco di un anno e mezzo (settembre 2015-marzo 2017) gli antivaccinisti in Rete non sono i più seguiti. «Per un virologo è paradossale diventare ‘virale’ su Facebook». Roberto Burioni, professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, si stupiva così quando i suoi primi post sul tema dei vaccini cominciavano a strappare milioni di visualizzazioni. Potere ‘contagioso’ del web. Era il maggio 2016. Da lì in poi l’esperto sposerà una missione social: quella di condividere sulla Rete i dati della scienza sulle iniezioni-scudo, convinto che le piazze virtuali giochino un ruolo cruciale. Oggi una ricerca dà ragione a lui e agli altri che hanno deciso di mettersi in gioco sul web, evidenziando il ruolo sempre più importante dei social nel dibattito sui vaccini.
E, a sorpresa, mostra che gli attivisti anti-vax – l’8% degli utenti dei social che parlano di vaccini – riescono a generare solo un 20% di condivisioni e post critici verso le iniezioni scudo. Mentre i commenti pro-vax, pur contando sulla stessa percentuale di attivisti nei social (9% degli account), raccolgono un consenso che arriva fino all’80% anche fra gli utenti comuni, non assimilabili ad alcun gruppo in Rete. L’indagine, presentata a Milano, è stata condotta per Gsk da ‘Voices from the blogs’, spin-off dell’università degli Studi del capoluogo lombardo, analizzando 530 mila commenti pubblicati da circa 60 mila utenti su Twitter e Facebook nell’arco di un anno e mezzo (settembre 2015-marzo 2017). E fotografa intanto l’esistenza di due comunità agli antipodi, molto polarizzate, attive pro e contro i vaccini, e simili per numero di utenti. In mezzo una galassia di gruppi dalle posizioni intermedie, come i follower di media generalisti o le comunità legate al dibattito politico e un 44% di utenti comuni non polarizzati.
Ma valutando la ‘potenza di fuoco’ dei due gruppi, la capacità di attrarre condivisioni e consensi da chi non fa parte della loro comunità, «abbiamo osservato che gli antivaccinisti e scettici sono molto chiusi e autoreferenziali: c’è un ampio interscambio interno, ma non spostano le opinioni di chi non è già schierato. Tanto che i sentimenti anti-vaccino si fermano al 20% su Twitter e al 30% su Facebook», spiega Andrea Ceron del Dipartimento di scienze sociali e politiche della Statale, coordinatore della ricerca. Dall’altro lato i gruppi favorevoli alle vaccinazioni, che fanno riferimento alle istituzioni sanitarie e ad alcuni influencer come la sportiva Bebe Vio, generano pensieri e commenti positivi che arrivano all’80% su Twitter e al 72% su Facebook. Sul fronte no-vax i messaggi sono prodotti da utenti interni in due casi su tre (67%). Sul fronte pro, invece, solo la metà dei post proviene da utenti interni.
Speciale medicina
17 Gennaio 2018
No-vax, consenso sul web al 20%