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    Speciale medicina
    31 Gennaio 2018
    Ssn, il futuro passa dalla ricerca

    «Attenzione al finanziamento statale, adeguamento dei setting assistenziali e dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) a una popolazione sempre più vecchia, efficienza del sistema produttivo delle prestazioni sanitarie, incentivi alla ricerca e attenzione allo stile di vita». È questa la ‘ricetta’ per salvaguardare il futuro del Servizio sanitario nazionale individuata dagli esperti riuniti in occasione del convegno promosso dall’Irccs Neuromed di Pozzilli, dal titolo «Il Sistema sanitario e la tutela della salute in Italia oggi e nella storia», che si è tenuto oggi presso la Sala conferenze del Parco Tecnologico dell’Istituto molisano. Nel corso del meeting sono state esaminate le prospettive future del Ssn nel contesto della società attuale: partendo dalla storia dell’assistenza ospedaliera e del livello di tutela della salute nel nostro Paese, il convegno ha preso in esame tutti gli aspetti di un sistema complesso e in continua evoluzione. «Il nostro sistema ha sempre più bisogno di servizi sanitari, sia per l’influenza dei mass media sia per le nuove tecnologie, senza dimenticare l’evoluzione scientifica della medicina che consente di far fronte alle malattie e restare in vita più a lungo, con un conseguente aumento delle patologie legate all’invecchiamento – commenta all’AdnKronos Salute Mario Morlacco, ex sub commissario per il piano di rientro, componente del Collegio degli esperti del presidente della Regione Puglia – In una nazione che diventa sempre più anziana, dove la popolazione attiva è sempre meno numerosa di quella inattiva, il problema della sostenibilità e del finanziamento si aggrava ancora di più perché non possiamo ipotizzare e consentire che le famiglie finiscano in un regime di povertà a causa della spesa sanitaria. Se lo stato vuole mantenere il modello universalistico e solidale, deve fare questa valutazione», sottolinea l’esperto. «Non va dimenticato – prosegue Morlacco – che l’Italia ha già una spesa media sanitaria inferiore a quella europea, situazione alla quale fa riscontro una popolazione più anziana e in alcune aree caratterizzata da condizioni di deprivazione. Nei prossimi 25 anni – osserva – la percentuale degli over 65 si avvicinerà al 30%».