logo
    Speciale medicina
    7 Febbraio 2018
    Digitalizzazione sanità, gap di 12 anni

    L’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella sanità è un prerequisito di funzionamento del sistema salute. Per questo è necessario «coinvolgere e avviare con gli stakeholder un progetto di programmazione e implementazione della sanità digitale», campo nel quale l’Italia «soffre un ritardo con altri Paesi europei quantificabile in 12 anni». A sottolineare il gap italiano è Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto superiore di sanità, in occasione del convegno organizzato dall’Aisdet (Associazione italiana di sanità digitale e telemedicina) al ministero della Salute: ‘Sanità digitale. Dal commitment istituzionale e politico alla messa a sistema. Gli obiettivi dei prossimi anni’. L’appuntamento ha riunito a Roma numerosi esponenti del mondo sanitario italiano e delle istituzioni per fare il punto sullo sviluppo e la diffusione della digital health e della telemedicina, che «rappresentano, di fatto, un passaggio inderogabile per rispondere con efficacia alle sfide assistenziali». «Siamo in ritardo – puntualizza all’AdnKronos Salute il presidente Aisdet, Ottavio Di Cillo – poiché manca una piattaforma integrata di conoscenze, competenze e saperi condivisi dagli stakeholder, dalle istituzioni, dagli enti di ricerca e dalle industrie per condividere un processo lungo, ma assolutamente indispensabile in una sanità che sta cambiando». L’implementazione di un sistema di sanità digitale è un ‘refrain’ che da diversi anni viene continuamente ripetuto, evidenziano gli esperti, ma che tuttavia soffre la «creazione di ambienti ed ecosistemi digitali che procede ancora a rilento, vittima di numerosi conflitti in corso d’opera, carenza di competenze necessarie per governare la programmazione e i processi, difficoltà a mettere in campo progettazioni di medio-lungo periodo coerenti con la domanda e i bisogni futuri. Non è più possibile eludere gli aspetti di integrazione generati dalle piattaforme digitali, le uniche – sottolineano – che consentono il trasferimento dell’informazione sul paziente (il dato clinico), il suo monitoraggio, anche a fini di prevenzione, e l’assistenza da remoto (telemedicina)».