Chiazze che possono estendersi alle parti più nascoste del corpo con prurito, bruciore, pizzicore, dolore. Segni che vanno ben oltre la pelle, intaccano unghie e articolazioni, compromettono funzioni metaboliche e cardiovascolari, fino ad accorciare di anni l’aspettativa di vita. «La psoriasi può essere una malattia devastante per il corpo e per l’anima», spiegano gli esperti riuniti di recente a Parigi per il 27esimo Congresso dell’Eadv, l’Accademia europea di dermatologia e venereologia. Diecimila delegati da 100 Paesi, una vetrina internazionale in cui spicca fra le altre una nuova terapia biologica mirata al bersaglio, che promette di liberare i malati dalle placche psoriasiche attraverso un’unica iniezione ogni 3 mesi. Si chiama risankizumab e il suo arrivo in Europa è atteso nella prima metà del 2019. La psoriasi colpisce almeno 125 milioni di persone nel mondo, uomini e donne di ogni età, con quasi 3 milioni di malati in Italia. Per la maggioranza imbarazzo, scarsa autostima, ansia, depressione, sensazione di isolamento e stigma sono compagni di vita. E benché oggi siano disponibili “una trentina di terapie” di cui la metà sistemiche, attive ‘dall’interno’, comprese 5 famiglie di cure ‘bio’, «la psoriasi rimane ampiamente sottotrattata – sottolinea Kristian Reich, professore di dermatologia in Germania, durante un incontro promosso dall’americana AbbVie al Palais des Congrès che ospita il summit Eadv – Il 52% dei pazienti più gravi riceve solo farmaci topici, ad azione locale, e appena il 10% assume terapie sistemiche”. Il risultato è che “oltre metà dei malati di psoriasi si dice insoddisfatto del proprio trattamento”, evidenzia il docente, in forze al Dermatologikum di Amburgo e allo SCIderm Research Institute di Berlino. Una sensazione di fallimento che peggiora la qualità della vita, prosegue lo specialista, con «pesanti ripercussioni anche socio-economiche legate a costi diretti e indiretti». Basti pensare che «il 60% dei pazienti a causa della patologia perde in media 26 giorni di lavoro all’anno» e che «fra i malati medio-gravi il tasso di ospedalizzazione raddoppia», aumentando la spesa e le assenze in un circolo vizioso. Grazie alla nuove terapie biologiche, spezzarlo è possibile: «Devono capirlo i medici e devono saperlo i malati – dice Reich – Bisogna alzare le loro aspettative”, convincerli che se non funziona la loro cura adesso possono chiedere e avere di più: ‘pelle pulita’, efficacia e sicurezza a lungo termine.
Speciale medicina
18 Settembre 2018
Arriva l’anti-psoriasi ‘‘bio’’: una puntura ogni tre mesi