La comunicazione sui vaccini deve essere al passo con la tecnologia. A fianco a soluzioni di alta tecnologia, ormai disponibili, che permettono di prevenire moltissime malattie, occorre far crescere la capacità di operatori e strutture di parlare ai pazienti e fornire indicazioni chiare e univoche. E’ questo il messaggio emerso dall’incontro «Let’s Talk meningite’, che si è tenuto a Roma, un confronto promosso da Adnkronos e Gsk nell’ambito di «Gsk&Adnkronos for Science», ciclo di incontri sui principali temi di attualità del dibattito medico-scientifico. «Oggi ci troviamo di fronte ad un paradosso – ha spiegato Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’università di Pisa – la sanità pubblica offre dei vaccini sicuri ed efficaci gratuitamente. E ci sono genitori che non li accettano. E spesso non li accettano perché sono poco informati. La comunicazione quindi assume un’importanza essenziale. Serve che sia chiara e uniforme. E’ importante, in un Paese come il nostro che ha una sanità regionalizzata, un coordinamento tra tutti gli attori in campo di prevenzione vaccinale». I progressi raggiunti sull’efficacia dei vaccini non sempre sono stati comunicati altrettanto efficacemente. «Oggi – ha spiegato Rino Rappuoli, chief scientist di Gsk Vaccines, scopritore del vaccino contro la meningite B, vaccino a cui è stato dedicato un focus durante l’incontro – stiamo vivendo un’epoca eccezionale per i vaccini. Questo perché grazie alle nuove tecnologie, siamo in grado di battere nuove malattie e garantire alla gente una vita più sana e più lunga.
Ma nella comunicazione continuiamo a utilizzare lo stesso linguaggio di mezzo secolo fa, quando le madri vedevano bambini colpiti dalla poliomielite e nessuno doveva spiegare loro l’importanza del vaccino, ma ne sentivano il bisogno. Nei nostri Paesi molte malattie non si vedono più, anche se in realtà non sono scomparse. Ed è più difficile far capire ai genitori quanto sia importante vaccinarsi».
Speciale medicina
18 Settembre 2018
Vaccini, serve comunicazione tecnologica