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    Speciale medicina
    2 Ottobre 2018
    ‘‘Il cuore siamo noi’’ in campo contro la mortalità cardiovascolare

    ‘Il Cuore Siamo Noi – Fondazione Italiana Cuore e Circolazione Onlus’, in occasione della Giornata mondiale per il cuore 2018, scende in campo a sostegno della campagna ‘25by25‘ dell’Organizzazione mondiale della sanità, che sollecita tutte le nazioni a mettere in atto alleanze e strategie per ridurre entro il 2025 il 25% delle morti premature causate dalle malattie croniche non trasmissibili, come quelle del cuore e dei vasi e il diabete. Le malattie cardiovascolari rappresentano infatti ancora oggi la prima causa di morte in Italia e nel mondo. Un numero considerevole di morti potrebbe essere evitato ogni anno attuando semplici misure di prevenzione. Tra le iniziative presentate per raggiungere l’obiettivo della riduzione del 25% della mortalità entro il 2025, anche ‘One Valve, One Life’, il primo programma italiano promosso nel 2014 dalla Società italiana di Cardiologia (Sic) che si propone di favorire una corretta informazione e la diffusione della terapia transcatetere delle valvulopatie e di garantire l’accesso a queste procedure salvavita a tutti i pazienti che necessitano di un intervento alle valvole cardiache. Basta considerare che i pazienti sintomatici inoperabili a 6 mesi hanno una mortalità superiore al 50% e la terapia transcatetere potrebbe essere risolutiva. «Questi pazienti, in assenza di intervento, hanno un’aspettativa media di vita di circa 2 anni – ha dichiarato Francesco Romeo, presidente di ‘Il Cuore Siamo Noi – Fondazione Italiana Cuore e Circolazione Onlus, in un incontro a Roma – curare una valvola cardiaca significa salvare una vita. Oggi abbiamo evidenze scientifiche indiscutibili che le tecniche interventistiche percutanee mini-invasive costituiscono un’opzione terapeutica salvavita alternativa all’intervento cardiochirurgico convenzionale. Fino ad alcuni anni fa l’unica possibilità terapeutica nelle valvulopatie cardiache era l’intervento chirurgico per sostituire o, se possibile, riparare la valvola danneggiata, un’operazione ‘a cuore aperto’ molto invasiva, che non tutti i pazienti possono affrontare per età, malattie concomitanti, fragilità generale. Oggi è possibile impiantare la valvola per via percutanea anche ai pazienti a rischio intermedio, cioè quei pazienti che prima erano candidati all’intervento convenzionale di chirurgia a cuore aperto”.