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    Speciale medicina
    24 Ottobre 2018
    L’importanza delle reti oncologiche

    Il 5-10% dei nuovi casi di tumore al seno oggi è già in fase metastatica al momento della diagnosi; circa un terzo delle pazienti cui è stato diagnosticato un tumore al seno in fase precoce è costretta ad affrontare questa evoluzione e oltre il 90% dei decessi per tumore al seno è causato proprio dalla diffusione di metastasi. Per la cura di questa patologia – sottolineano gli oncologi – c’è la necessita di un approccio multidisciplinare e un monitoraggio continuo proprio delle reti oncologiche, reti che, tuttavia, trovano nel concreto ancora una scarsa diffusione sul territorio italiano. Se ne è parlato al Forum «Dimensioni, impatti e confini del tumore alla mammella metastatico. Azioni per aumentare il valore per le pazienti e per il sistema», organizzato da The European House Ambrosetti, con il contributo di Pfizer, alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma, dove associazioni di pazienti, comunità scientifica e istituzioni si sono confrontati per dare una risposta concreta a questo tema, e delineare i nuovi scenari di trattamento e modalità di organizzazione e gestione. La presenza e il corretto funzionamento di una rete oncologica – hanno osservato gli esperti intervenuti – danno notevoli benefici, oltre che per le pazienti vengono prese in carico, che possono accedere in modo tempestivo alle cure migliori, anche per il sistema nel suo complesso. Con le reti, infatti, si riducono le disomogeneità regionali, gli ospedali sono utilizzati solo per le terapie più complesse, le liste di attesa si accorciano, con una migliore gestione delle risorse per il servizio sanitario. Ad oggi sono attive soltanto sette reti in otto Regioni: Piemonte e Valle D’Aosta (unica rete), Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Provincia Autonoma di Trento e Lombardia. Queste realtà collaborano in sinergia attraverso il Progetto Periplo, promosso dai diversi coordinatori delle reti oncologiche regionali. «Le reti oncologiche sono un modello organizzativo che deve garantire equanimità e qualità del percorso assistenziale del paziente oncologico, qualunque sia l’ospedale dove questo percorso inizi – spiega all’AdnKronos Salute Pierfranco Conte, coordinatore Rete oncologica veneta, direttore Uoc Oncologia medica 2, Istituto oncologico veneto Padova – Dobbiamo evitare che questi percorsi assistenziali siano diversi da una regione all’altra».