Terapie sempre più sofisticate, mirate e personalizzate, hanno fatto fare passi da gigante alla cura del cancro, con risultati straordinari in termini di sopravvivenza: tanti pazienti ai quali, qualche anno fa, venivano dati pochi mesi di vita oggi hanno una speranza di vita molto lunga, oltre che di guarigione. Ma a fronte dei progressi, i trattamenti anticancro, dalla chemioterapia alla radioterapia alle terapie biologiche ‘target’, sono spesso gravati da pesanti effetti collaterali. Per questo «è importante che i trattamenti non subiscano interruzioni nelle dosi e nei tempi. Da qui l’importanza del grande capitolo delle terapie integrate di supporto per gestire gli effetti collaterali, alleviandone i sintomi, permettendo così di non dilazionare o interrompere i trattamenti», spiega Luca Imperatori, dirigente medico dell’Unità operativa complessa di Oncologia medica presso l’Azienda Ospedali Riuniti Marche Nord e responsabile dell’Unità operativa semplice Gestione integrata dei tumori della testa e del collo. «L’oncologia integrata – sottolinea Imperatori – si chiama così proprio perché vuole integrarsi a un programma di cura in ambito oncologico, perché non possiamo pensare che l’omeopatia, e le altre terapie di supporto, siano in grado di curare un cancro. Possono invece affiancarsi, integrare e facilitare le cure, offrendo così un grande aiuto all’oncologo e al paziente. In particolare riguardo all’approccio omeopatico – evidenzia – l’oncologo ha la possibilità di evitare quelle possibili interazioni farmacologiche negative che molto spesso si verificano quando in concomitanza con un farmaco viene somministrata un’altra sostanza. L’omeopatia infatti agisce con altre modalità, perché vengono somministrate sostanze ultradiluite e dinamizzate, il che allontana il rischio delle interazioni negative quindi l’aumento della tossicità, uno dei problemi più importanti nei trattamenti anticancro».
Speciale medicina
15 Novembre 2018
"Cancro, cure migliori con l’omeopatia"