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    Speciale medicina
    11 Aprile 2019
    Stenosi aortica, aumenteranno gli interventi soft

    Rivoluzione in vista per chi soffre di stenosi aortica, la più frequente tra le alterazioni valvolari che si registrano in Italia. I risultati di due studi presentati all’ultimo Congresso dell’American College of Cardiology, pubblicati sul ‘New England Journal of Medicine’ e relativi all’intervento mini-invasivo Tavi, «sono destinati a ribaltare l’attuale standard terapeutico per la sostituzione della valvola danneggiata», spiega Giuseppe Tarantini, presidente del Gise-Società italiana di cardiologia interventistica, che in un’intervista all’AdnKronos Salute azzarda una stima: «In futuro i pazienti candidabili alla procedura transcatetere potrebbero aumentare del 70%», permettendo ogni anno a migliaia di italiani di evitare l’intervento a torace aperto. Anche a quelli oggi indirizzati alla cardiochirurgia perché ritenuti a basso rischio operatorio. L’esperto, direttore dell’Uosd di Cardiologia interventistica, Dipartimento di Scienze cardiologiche, toraciche e vascolari del Policlinico universitario di Padova, commenta in particolare le prime conclusioni del trial ‘Partner 3’: dati a un anno dell’impianto di valvola aortica Sapien 3 con tecnica Tavi su mille pazienti di 71 centri affetti da stenosi aortica severa sintomatica con basso rischio chirurgico, assegnati random a Tavi con valvola Sapien 3 o a intervento tradizionale con qualsiasi valvola chirurgica disponibile in commercio. Emerge «la superiorità della Tavi – riassume una nota di Edwards Lifesciences – con una riduzione del 46% del tasso di eventi per l’endpoint primario dello studio, che è una combinazione di mortalità per tutte le cause, ictus e riospedalizzazione a un anno». Il trial indica per il gruppo Tavi «una mortalità notevolmente bassa e una frequenza di ictus disabilitante dell’1% a un anno contro il 2,9% della chirurgia», sottolinea Tarantini, definendo inoltre «molto incoraggiante vedere che il 96% degli operati con Tavi è stato dimesso e ha potuto tornare rapidamente alla sua vita quotidiana». In concreto, optare per l’intervento ‘soft’ sembra convenire anche nei pazienti a basso rischio chirurgico. In un anno, dice lo specialista, «secondo i dati Gise oggi in Italia si eseguono grosso modo 7 mila Tavi».