CERVETERI – «Ognuno di noi ha i suoi tempi per parlare. A noi sarebbe stato di aiuto se le persone avessero parlato nell’immediatezza dei fatti. Ho fatto a suo tempo tanti appelli rimasti inascoltati. Magari le persone non si sono fatte avanti perché hanno pensato che il caso si sarebbe risolto con una giusta punizione. Se qualcuno ora ha dei sensi di colpa o dei rimorsi per non aver parlato a suo tempo, onestamente non spetta a me giudicare se ha fatto bene o male. Quello che posso dire è che se veramente ci stanno ancora persone che sanno qualcosa, si facciano avanti nelle sedi opportune. Una mamma ha il diritto di sapere la verità sulla morte del figlio. Va detto pure che la gente può aver avuto paura, c’era un omicidio di mezzo. Non dimentichiamoci poi che noi viviamo in un paese dove c’è comunque tanta omertà. Alla luce di tutto quello che sta emergendo, io mi auguro che le persone che sanno, parlino e dicano quello che hanno visto o sentito». Marina Conte, mamma di Marco Vannini interviene dopo la testimonianza shock di Davide Vannicola, l’artigiano di Tolfa che ha rilasciato al giornalista Giulio Golia andata in onda, domenica scorsa, nel programma televisivo ‘’Le Iene’’ che potrebbe stravolgere il processo in corso per l’omicidio del figlio, avvenuto a Ladispoli il 18 maggio 2015, a carico di tutti i componenti della famiglia Ciontoli. L’uomo ha poi motivato sui social il ritardo chiedendo perdono: «Chiedo perdono a mamma Marina se non ho avuto prima questo coraggio».
La risposta di mamma Marina è molto prudente nel dire «ognuno di noi ha i suoi tempi per parlare» e «non spetta a me giudicare».
Tanto lo sconcerto in Mamma Marina travolta in questo periodo dalle dichiarazioni clamorose di questo nuovo testimone che dice: «Sono in uno stato confusionale assurdo. Tra le altre cose sono stata invasa dalla presenza dei giornalisti e non ho avuto un attimo per riflettere. Oggi (ieri per chi legge) è il primo giorno che la mia casa è vuota – e puntualizza – In questo momento ci basiamo sulle prove certe. Si sta facendo un processo per quello che è successo in quella maledetta casa quella notte soprattutto dopo lo sparo. Ricordiamoci che mio figlio è morto non per il colpo di pistola esploso ma per la condotta successiva tenuta da tutti i presenti. Tutti potevano soccorrerlo ma non è stato fatto. A mio avviso le carte non sono state lette approfonditamente perché le intercettazioni ambientali sono genuine in quanto sono loro che parlano e si mettono d’accordo su tutto. Noi ci aspettiamo che venga riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale, come richiesto dal sostituto procuratore generale nel suo ricorso in Cassazione, per tutti i componenti della famiglia Ciontoli. Per quello che sta emergendo in questo ultimo periodo chiaramente faremo un’istanza al procuratore capo di Civitavecchia per fare i dovuti approfondimenti. Per quanto riguarda il prima, ossia quello è successo nella fase dell’esplosione del colpo di pistola e di quella che l’hanno preceduta, che è vincolata alle dichiarazioni degli imputati, tante sono le cose che non sono state ancora chiarite». Non si trattiene mamma Marina dal fare una riflessione su Martina, all’epoca fidanzata del figlio: «Da quello che ho visto dai video delle intercettazioni ambientali mi è sembrata una ragazza lucida e addirittura non ha mai menzionato non solo il nome di mio figlio ma neanche il fatto che fosse il suo fidanzato. Parlando di Marco ha detto: «Pensa a quel ragazzo quanto avrà sofferto». Ma vi rendere conto?»
Papà Valerio: «Tutti questi personaggi che stanno uscendo a distanza di quattro anni se possono contribuire a far emergere la verità ben vengano. Per me, tanto non cambia il fatto che a sparare sia stato uno qualsiasi della famiglia (Ciontoli) ma ad uccidere Marco sono stati tutti e cinque. Includo anche Viola Giorgini perché, per come abbiamo sempre detto, ha avuto l’opportunità di chiamare i soccorsi tempestivamente e se lo avesse fatto, mio figlio sarebbe vivo. Quindi anche lei ha le sue responsabilità. Che devo dire? Si sta facendo un enorme clamore su questo personaggio di Tolfa ma alla fine che cambia? Marco non è morto perché ha sparato o uno o l’altro ma ha fatto quella tragica e drammatica fine perché non è stato soccorso. Hanno ammazzato mio figlio non soccorrendolo nell’immediatezza. Sono convinto di questo e spero che la Cassazione accolga le nostre istanze e quelle del sostituto procuratore generale». In relazione alla testimonianza dell’artigiano di Tolfa sottolinea che: «Intanto la Procura dovrebbe accertare la credibilità di questa persona. A noi non serve la sua richiesta di essere perdonato perché ha parlato in ritardo ma che finalmente esca fuori questa benedetta verità. Stiamo lottando per questo. Alla fine vogliamo sapere come veramente sono andati i fatti. Per cui a questo signore non ho niente da dire, almeno per il momento. Noi abbiamo pensato di sollecitare la Procura a sentire questo personaggio per vedere se è attendibile o meno. Chiunque sa qualcosa che parli. Mi auguro che si possa contribuire a far emergere la verità storica».
Papà Valerio interviene anche sulla presa di posizione di qualche giornalista che mette in rilievo la gogna mediatica che stanno subendo i Ciontoli: «Va detto che se sono costretti a non farsi vedere più di tanto, questa è l’unica pena certa che finora dopo quattro anni hanno avuto. La giustizia finora non è riuscita a dare loro neanche nessun tipo di restrizione. Hanno tolto la vita ad un ragazzo di vent’anni che nel suo lavoro, quando faceva il bagnino, ha salvato più volte vite umane. E si lamentano della pressione mediatica? Una nazione intera è rimasta schifata vedendo quei video delle intercettazioni ambientali alla caserma di Civitavecchia registrato poche ore dopo la morte di mio figlio. Ma ci rendiamo conto che quindici ore dopo Martina e Federico stavano giocando con i telefonini e ridevano. Addirittura dicevano che avrebbero denunciato subito il giornale perché avevano sbagliato l’età (del capofamiglia). Mi ha impressionato tanto vedere quella scena. Ma di che stiamo parlando? Stiamo parlando di persone ciniche, prive di coscienza, prive di cuore e che hanno dimostrato palesemente quello che sono e quello che hanno fatto. Una volta che hanno scontato la loro pena detentiva, si rifacessero una vita loro dimostrando che sono cambiate. Non continuando a nascondere la verità. Sono avvelenato, arrabbiatissimo perché cercano di diventare vittime. Hanno fatto una cosa schifosa? Paghino le conseguenze delle loro vergognose azioni».
L’avvocato Celestino Gnazi, legale di mamma Marina: «Semplicemente solleciteremo la Procura ad intervenire per fare i dovuti approfondimenti e accertamenti, essendo quello il luogo deputato, e il procuratore senz’altro li farà. Per il resto andiamo avanti. Non cambia nulla. Esattamente come prima».
Cronaca
13 Maggio 2019
Omicidio Vannini, mamma Marina: «Ognuno ha i suoi tempi per parlare»