Il calcio in Italia, e soprattutto in piazze come Roma, è molto più di uno sport. Si tratta, infatti, di un fattore culturale che esula dalla sua essenza di disciplina sportiva ed è diventato ormai un sentimento, specialmente in una città come la capitale d’Italia, nella quale due squadre si dividono la tifoseria e i cui sentimenti sono forti e pulsanti. La Lazio e la Roma, da sempre rivali, sono i due colori nei quali si spacca la Città Eterna, con il Tevere a fare da divisorio immaginario ma non sempre assoluto, oltre alle numerose questioni politiche e sociali. Quel che è certo è che il sentimento di appartenenza ad ognuno di questi club è talmente forte che queste due realtà esondano, proprio come il Tevere, in tutta la regione Lazio, dove squadre di Eccellenza e Promozione sono le realtà più vissute, e anche in tutta Italia, dove tanti sono i tifosi biancocelesti e giallorossi che sentono la passione nonostante la lontananza e l’intangibilità. In questo contesto così romantico e passionale, due sono gli idoli romani di nascita con i quali si identificano totalmente i tifosi di Lazio e Roma. Stiamo parlando di Alessandro Nesta e Francesco Totti, amici e rivali fin da giovanissimi e totem delle due società capitoline, che spesso si sono sfidati in partite storiche e incarnano come nessun altro lo spirito d’appartenenza al club del loro cuore. L’uno difensore e l’altro attaccante, i due sono il cuore pulsante della passione calcistica alla romana, sebbene abbiano avuto due carriere diverse. Andiamo a vedere perché.
NESTA, UNA VITA A TESTA ALTA
Nato in una famiglia laziale, l’unica in un condominio tutto romanista, Alessandro Nesta è stato da sempre fedelissimo ai colori biancocelesti, crescendo nel settore giovanile della squadra per la quale tifava suo padre, che gli aveva trasmesso quella grande passione, una passione che fece rifiutare a Nesta il passaggio alla Roma. Dopo una trafila completa nelle giovanili della Lazio dal 1985 al 1995, Nesta esordì in prima squadra nella stagione 1993-94 grazie a un’intuizione dell’allora tecnico laziale Dino Zoff, il quale aveva da subito capito di aver a disposizione un fenomeno con tanto futuro. Il salto dalla dimensione della squadra primavera a quello della prima squadra fu dunque immediato, con Nesta che trovò pian piano lo spazio anche nell’undici titolare, dove iniziò a spiccare per il suo eccezionale senso della posizione e per la sua abilità nel fermare le azioni avversarie e far ripartire la sua squadra in maniera immediata e concreta, qualcosa che aveva sviluppato nei suoi precedenti ruoli di centrocampista e attaccante. Già a metà degli anni ’90 fu definito come uno dei migliori difensori del mondo, facendosi notare non solo per le abilità nel contenere gli attacchi avversari ma anche per l’impostazione. Oggigiorno un giocatore simile in Italia da questo punto di vista potrebbe essere Leonardo Bonucci, che con la sua Juve è nuovamente il favorito alla vittoria della prossima stagione di Serie A come ben indicano le scommesse sul calcio con una quota di 1,50 il 17 giugno. Campione dentro e fuori dal campo, Nesta avrebbe trascinato la Lazio allo Scudetto della stagione 1999-2000, il secondo di sempre per la società romana, diventando così un idolo assoluto per la tifoseria. Dopo aver vinto anche due volte la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana e quella Europea, Nesta fu costretto ad abbandonare la sua squadra del cuore per andare al Milan, risanando le casse di una Lazio in crisi economica nell’estate del 2002, ma sarebbe stato sempre ben accolto dai tifosi biancocelesti.
TOTTI, RE DELLA ROMA
Il secondo cannoniere di sempre della storia della Serie A dietro il mitico Silvio Piola è anche il più grande simbolo dell’As Roma. Cresciuto in varie piccole società della zona, Francesco Totti approdò alle giovanili della Roma nel 1989, prima di fare il suo esordio assoluto in prima squadra nel 1993 grazie a Carlo Mazzone, che puntò moltissimo su di lui al suo primo anno sulla panchina giallorossa. Da quel momento in poi Totti e la Roma sarebbero diventati una cosa sola, arrivando a centrare uno storico Scudetto nella stagione 2000-2001, quando con la vittoria in casa contro il Parma, con goal di Totti, i giallorossi conquistarono il loro terzo titolo nazionale di sempre. Il Pupone, come lo chiamano a Roma, era il capitano di quella squadra che da quel momento sarebbe rimasta stabilmente ai piani alti della classifica della Serie A. Vincitore anche di due Coppe Italia da capitano della Roma, Totti sarebbe passato lentamente da trequartista a centravanti atipico, migliorando moltissimo sotto il profilo realizzativo dalla stagione 2006-07, quella nella quale conquistò addirittura la Scarpa d’oro. Legatissimo alla maglia della Roma, che per lui era come una seconda pelle, il numero 10 avrebbe rinunciato ad offerte molto interessanti come quelle del Milan e del Real Madrid, il tutto per amore del club, con il quale ha da poco rescisso il contratto da dirigente stipulato dopo il suo ritiro nel maggio del 2017, a quarant’anni compiuti. Abilissimo dal punto di vista tecnico e dotato di un piede destro fatato, Totti ha raggiunto il picco più alto per un trequartista italiano nel dopo Baggio.
Insieme a Nesta, con il quale è sempre stato amico fuori dal campo, il Pupone rappresenta quell’essenza esplosiva di romanità che vive il calcio come nessuno. In modo passionale e assoluto, arrivando ad essere tifoso e idolo allo stesso tempo.