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    Speciale medicina
    3 Luglio 2019
    Cancro tiroide, Italia leader nella cura

    «È una enorme soddisfazione aver portato per la prima volta questo congresso fuori dagli Stati Uniti e  dal Canada; questo testimonia quello che nel mondo scientifico è già  noto: l’Italia è leader nella cura al cancro alla tiroide». Così Rocco Bellantone, direttore del centro di chirurgia endocrina e metabolica  della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di  Roma, dal World Congress on Thyroid Cancer 3.5, meeting internazionale che per la prima volta si è tenuto in Europa, a Roma, nei giorni scorsi.  «Hanno partecipato circa 800 esperti proveniente da 70 Paesi diversi – prosegue Bellantone, co-presidente del congresso – e  dal quale viene lanciato un messaggio forte: questo tumore non deve  essere sottovalutato e deve essere trattato in centri ad alto flusso,  centri specializzati alla diagnosi e al trattamento». L’evento, presieduto da Bellantone e da Celestino Pio Lombardi,  direttore dell’Unità di chirurgia endocrina della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, con la collaborazione della Harvard University e delle maggiori istituzioni statunitensi, ha visto la partecipazione di una platea di rilievo internazionale. Chirurghi, endocrinologi, patologi, radiologi e medici nucleari hanno affrontato il tema dei tumori alla tiroide in maniera  trasversale, con un approccio multidisciplinare. «Ci sono grandi innovazioni nella diagnostica perché la genetica sta assumendo un ruolo importante nello studio dei noduli tiroidei –  riferisce Bellantone – presumiamo che questo ci permetterà nel prossimo futuro di evitare gli interventi inutili e operare chi ne ha realmente bisogno. Sfortunatamente sono metodiche costose che sono al di fuori dei Les che il Servizio sanitario nazionale può fornire, però sono analisi ormai diffuse in tutto il mondo che hanno un’importanza  fondamentale. Ci sono grandi novità – spiega – anche nel trattamento chirurgico che diventa sempre meno invasivo. Il nostro gruppo è stato il primo al mondo ad inventare questo approccio mini invasivo sulla  tiroide che permette interventi di asportazione dei linfonodi con taglietti di meno di 2 centimetri. C’è un fiorire di nuove tecniche che qui sono state discusse».