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    30 Settembre 2019
    Il Lazio è la terza regione d’Italia per spesa sul gioco. Come stanno le cose con la ludopatia?

    ROMA – Il Lazio, la terza regione d’Italia per spesa in termini di gioco, ha visto, nel 2018 13.060 soggetti assistiti per droghe, 2.887 per problemi di alcol e 691 per il gioco. Questo è quanto emerso dalla Relazione 2018 sul fenomeno delle dipendenze nella regione laziale, secondo i dati forniti dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione. Per il gioco, in sostanza, la percentuale di persone seguite scende allo 0,01%, mentre sono molto più alte le percentuali per quanti ricorrono ai servizi sanitari ed ausiliari per le tossicodipendenze, circa lo 0,25% del totale della popolazione, e lo 0,06% per problemi legati all’alcol.

    Nel novero dei giochi, quelli che maggiormente producono problemi e situazioni a rischio sono gli apparecchi da intrattenimento, Slot e VLT, responsabili del 40,1% dei casi di dipendenza. Per il 91,2% del totale, si tratta di consumatori del circuito legale, un lieve 2% invece si cimenta anche nella frangia illegale del settore, in netto aumento e in crescita costante. In maggioranza quanti, invece, giocano due o più volte a settimana, circa il 43% del campione relativo all’azzardo. Ma tecnicamente, come si riconosce un giocatore ludopatico?

    Non è sempre facile riconoscere un giocatore d’azzardo patologico e quindi affetto da sintomi di ludopatia. Anche perché nella comunità scientifica impazza il dibattito sul significato stesso di ludopatia, col quale generalmente si indica il più comune disturbo legato all’azzardo. I sintomi, le premesse, sono diverse e divergenti. A cominciare dalla esagerata esaltazione, quasi ossessione di fronte alle scommesse con alti rischi di perdita, per proseguire con la tendenza a scommettere/giocare cifre particolarmente elevate e sempre più crescenti, ignorando ogni fattore di rischio e non calcolando nemmeno le più minime probabilità di vincita. Il gioco spesso sfocia in pensiero ossessivo, che diventa routine e che distoglie dagli impegni seri e concreti della vita quotidiana. Mania, questa, che si intensifica quando il giocatore compulsivo pensa continuamente al gioco, evitando relazioni sociali, rapporti umani, trascurando persone e cose o semplicemente nel ricordare, nei rapporti umani sempre più ristretti, scommesse o puntate perse. Spesso un giocatore patologico lo si riconosce per la costante mania di minimizzare la sua voglia di gioco e per la sua reticenza nei confronti degli effetti negativi dell’azzardo. Si arriva così al rifiuto della dipendenza da gioco, a cui si aggiungono poi sensi di colpa, rimorsi per le perdite e molte volte i debiti, che accentuano la tendenza a richiedere prestiti, vendere i propri beni o finanche a commettere atti illeciti e fuori legge.

    Diciamo che il giocatore patologico ha un suo preciso identikit, a cui ovviamente è possibile associare varie contromisure. Il settore online è quello maggiormente implicato nella lotta al gioco d’azzardo patologico e tutela degli utenti. Snai Casinò collabora con la Global Gambling Guidance Group, con l’obiettivo di migliorare la respon­sabilità sociale nel gambling e ridurre al minimo i danni ad esso correlati attraverso la promozione di un programma mondiale di accreditamento. Tra gli strumenti adottati dall’operatore di gioco spiccano l’autoesclusione, il ban temporaneo o definitivo e i test di autovalutazione, oltre alla collaborazione con medici di settore dell’Asl o associazioni anti-ludopatia.

    Il Lazio è la terza regione d’Italia per spesa pro capite in gioco d’azzardo, preceduta da Lombardia, che ha il primato, e Campania (1,8 miliardi, in totale parità con l’anno precedente). Milano, Roma e Napoli, proprio in quest’ordine, sono le tre città con la maggior spesa pro capite.  Il Lazio, in totale, totalizza 1,8 miliardi, in perdita del -2,2% rispetto al 2017, con un grosso gap, molto evidente. Chi spende di meno si trova invece al Sud, ad Enna per essere precisi, dove la spesa annua è di 143 euro pro capite. Ottimi score anche per Crotone (164), Agrigento (185), Piacenza e Cuneo, con 172 euro e 194 euro pro capite, rispettivamente. Sempre al Sud troviamo Caltanissetta, un unicum in tutta Italia, con la spesa pro capite più bassa di tutte: -269 euro.