VITERBO – Presentati lunedì 16 dicembre i risultati dell’importante Progetto di Ricerca&Sviluppo che Gedap, azienda che opera da oltre 20 anni nel settore della distribuzione automatica, realizzata in partnership con l’Università degli Studi della Tuscia – Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE). Per diminuire il proprio impatto ambientale Gedap si è rivolta all’Università degli Studi della Tuscia per cercare soluzioni che riducessero scarti e rifiuti. Gedap distribuisce attraverso i suoi distributori automatici migliaia di kg all’anno di caffè in grani che si trasformano in una grande quantità di residui di caffè. “Nell’ottica di un’economia circolare abbiamo cercato un partner scientifico che ci aiutasse a trovare una destinazione d’uso a questo “rifiuto”, 100% organico e ricco di componenti.”
La mattinata di lavori è stata aperta dal Prorettore dell’Università degli Studi della Tuscia Prof. Alvaro Marucci che ha portato i saluti del Rettore. La parola è passata al Direttore del DAFNE, Prof. Nicola Lacetera che ha tenuto a ringraziare Gedap “questo incontro tra Azienda e Università ci permette di realizzare uno scambio di visioni ma anche di sensibilità che dà valore al lavoro di entrambe.” E’ intervenuto anche il Prof. Enrico Maria Mosconi, Presidente del Corso di Laurea in Economia Circolare di Civitavecchia: “Questo progetto di Gedap rappresenta una Best Practice aziendale, una pratica replicabile. Sentiamo parlare ogni giorno di economia circolare e questo progetto ne è un esempio concreto”. Gedap è una realtà imprenditoriale che è nata e si è sviluppata nel territorio della Tuscia e ad oggi dà lavoro ad oltre 60 persone.“Abbiamo avuto tanto da questo territorio, ci sentiamo in dovere di proteggerlo e di restituire parte di quello che abbiamo ricevuto” ha dichiarato Leonardo Neri, direttore amministrativo di Gedap, “Siamo onorati di aver collaborato con l’Università degli Studi della Tuscia e di essere qui a presentare il frutto di questo progetto”. Gedap è da sempre sensibile alla tematica ambientale “Siamo impegnati su più fronti per l’ambiente, – ha proseguito Neri – a breve verrà implementato anche il progetto RiVending, un’iniziativa ideata da Confida, Corepla e Unionplast che punta a creare un ciclo completamente circolare per bicchieri e palette erogati dai distributori automatici, isolando una plastica omogenea di altissima qualità, materia prima di un nuovo ciclo produttivo”.
Il caffè rappresenta il prodotto più consumato nel mercato nazionale delle Vending Machine, con l’86% dei volumi delle bevande calde, che corrispondono a 2,8 miliardi di consumazioni (+1,68%), come se tutti gli italiani maggiorenni in media consumassero almeno più di un caffè alla settimana davanti al distributore. Il caffè in grani è il più utilizzato nel mercato, con una quota dell’84% e il consumo aumenta ancora nell’ultimo anno: + 1,2%. Il Prof. Andrea Colantoni, coordinatore del progetto, ha introdotto poi il progetto spiegando l’approccio scientifico utilizzato. “Il progetto di ricerca ha previsto lo studio della trasformazione dei residui di caffè provenienti dai distributori automatici Gedap con l’obiettivo di valorizzare questi “rifiuti” verificandone la possibilità di conversione in processi termochimici sia ad uso energetico (pellet), sia per la produzione di biochar ad uso ammendante”. Il Dott. Leonardo Bianchini ha esposto nel dettaglio i risultati ottenuti: “Abbiamo effettuato numerosi tentativi che ci hanno portato a produrre pellet miscelando il caffè in varia percentuale con la segatura. E più aumentava la segatura, più diminuiva il potere calorifico. Alla fine siamo riusciti ad ottenere un pellet realizzato per il 98% di residui di caffè, un prodotto ad elevato potere calorifico, ottime caratteristiche meccaniche e parametri inquinanti entro i limiti normativi”.
I risultati indicano che il caffè rappresenta potenzialmente un ottimo candidato per l’impiego in impianti di conversione energetica. Oltre alla trasformazione in pellet la seconda fase della ricerca ha visto la produzione di biochar, un ammendante che incrementa il ph del terreno, migliora la ritenzione idrica e favorisce la proliferazione di funghi e batteri benefici per le coltivazioni, realizzato attraverso il processo di pirolisi. Il biochar ottenuto dai fondi di caffè Gedap è stato testato come “fertilizzante” dalla squadra del Prof. Giuseppe Colla, direttore dell’Azienda Agraria Didattico Sperimentale dell’Università della Tuscia. La Dott.ssa Angela Valentina Ceccarelli ha illustrato nel dettaglio il lavoro svolto presso l’Azienda Agricola. “Sono stati effettuati test di crescita attraverso la somministrazione del biochar di caffè su piante di lattuga in serra, con buoni segni di risposta”. Il progetto meriterebbe un ulteriore approfondimento con test “in terra” sperimentando una formulazione del biochar sotto forma di capsula da inserire direttamente in fase di piantumazione. “Questo potrebbe essere veramente la chiusura del cerchio, restituire alla terra quello che ci ha donato” ha dichiarato il Prof. Colla in conclusione del Workshop, “Grazie a queste sinergie tra Aziende ed Istituzioni si possono raggiungere, anche in tempi relativamente brevi, risultati così importanti e interessanti”. La ricerca ha avuto importanti ricadute anche nella formazione, dottorandi e tesisti, infatti, sono stati coinvolti nel progetto “Quando si fa sistema si creano contributi di grande rilievo per tutti gli attori coinvolti”.