Cala il consumo della vitamina D nella popolazione italiana. In 6 mesi si è ridotto del 30%, come certifica il recente report dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che ha confermato la riduzione dei consumi a 6 mesi dall’istituzione della ‘nota 962’, nata per migliorare l’appropriatezza della prescrizione attraverso la revisione dei criteri di rimborsabilità. In questo contesto arriva dal Gioseg (Gruppo di studio sull’osteoporosi da glucocorticoidi e sull’endocrinologia scheletrica) un ampio documento che raccoglie e rilancia il parere dei principali esperti nazionali e internazionali. “Che la vitamina D sia un ormone fondamentale per la salute delle ossa è noto già da molto tempo”, spiega Andrea Giustina, presidente del Gioseg, primario dell’unità di Endocrinologia dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano e ordinario di Endocrinologia e Malattie del metabolismo all’Università Vita-Salute San Raffaele del capoluogo lombardo. Eppure “i dati – continua l’esperto – ci dicono che soprattutto negli anziani, ma non solo, è presente un’ampia e diffusa carenza di vitamina D, che configura una condizione di crescente rilievo clinico. Il nostro documento ha l’obiettivo primario di fornire agli stakeholder della salute una nuova riflessione, basata sulle emergenti evidenze dell’ipovitaminosi D sia nel trattamento della fragilità scheletrica che nella medicina clinica”. Il mantenimento di livelli adeguati di vitamina D – evidenziano gli esperti – è fondamentale in tutte le persone che ne sono carenti, specialmente in quelli trattati con farmaci per l’osteoporosi. Un recente studio italiano di real world evidence, condotto su circa 3.500 pazienti con diagnosi di osteoporosi e con frattura femorale o vertebrale, ha dimostrato che la vitamina D ha un notevole effetto di potenziamento dell’efficacia, nella riduzione delle fratture, dei farmaci per trattamento dell’osteoporosi e che addirittura contribuisce a ridurre la mortalità.
Speciale medicina
6 Maggio 2020
Se ne assume il 30% in meno, eppure potenzia l’efficacia dei farmaci
“Vitamina D importante”, ma cala il consumo