Umanità, ascolto, informazioni e soprattutto parole di conforto. Chiedevano questo le persone, soprattutto all’inizio e nel pieno dell’emergenza Covid-19, “e noi siamo stati un punto di riferimento sul territorio, spesso l’unico. Siamo stati i soli ‘camici bianchi’ disposti a dispensare non solo farmaci ma attenzione”. A parlare è Andrea Raciti, titolare di una farmacia di Alzano Lombardo, tra i comuni della Bergamasca duramente colpiti dall’epidemia. Questa crisi “in cui i farmacisti – denuncia – sono stati lasciati soli, ha evidenziato il ruolo sanitario primario di questa figura, che le istituzioni ora devono valorizzare”. In questa emergenza “noi farmacisti – riflette Raciti, che è anche consigliere di Federfarma Bergamo – abbiamo avuto la grande capacità di cambiare in poco tempo e di adeguarci per far fronte al bisogno, lasciando da parte turni, orari, garanzie”. “Io sono esperto in omeopatia, la medicina dell’ascolto per antonomasia – sottolinea – e questo mi ha aiutato molto in questa emergenza, perché il mio approccio è sempre stato quello di mettere al centro l’uomo con le sue problematiche. L’approccio omeopatico, al di là della terapia che poi si seguirà, ci ha insegnato quella metodologia anamnestica che mette al centro l’individuo con le sue paure, le sue angosce, oltre alle problematiche fisiche, come dovrebbe accadere in qualunque forma di medicina. Tutto questo mi ha aiutato a capire, spesso tra le righe, qual era la paura della persona che avevo davanti e quale poteva essere in quel momento la soluzione migliore da proporgli, che non era necessariamente un farmaco o un integratore ma anche solo una rassicurazione o un consiglio”. In questa crisi sanitaria “ci siamo trovati a fare di tutto, dimostrando che la farmacia italiana è ampiamente in grado di assolvere mansioni che in parte le sono negate, ad esempio la gestione dei pazienti cronici, persone che conosciamo bene, li vediamo quasi tutti i giorni, si tratti di diabetici o ipertesi o altro”.
Speciale medicina
14 Maggio 2020
La testimonianza di un farmacista lombardo
«Non solo farmaci,
davamo ascolto»