ROMA – Clamorosa evasione dalla Casa di reclusione romana di Rebibbia. A darsi alla fuga due detenuti rumeni che avrebbero scavalcato il muro di cinta usando una manichetta dell’acqua, favoriti dal probabile mancato funzionamento del sistema anti-scavalcamento.
A darne notizia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che sull’accaduto rimarca: “Un fatto grave, conseguenza di una sottovalutazione degli allarmi da noi lanciati negli ultimi giorni. Questa evasione è la conseguenza dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria, che ha 7mila agenti in meno. Non più tardi dello scorso 28 maggio, avevamo inviato ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e del Lazio una dettagliata nota proprio sulle criticità della Casa di reclusione di Rebibbia “.
Nella nota il SAPPE denunciava, appunto, la grave carenza di personale che continua ad affliggere la casa di reclusione romana. “Solo per dare una idea della rilevante mancanza di poliziotti, – sottolinea Capece – è bene ricordare come il Decreto ministeriale 2 ottobre 2017 abbia previsto, per la casa di reclusione di Roma, una dotazione organica di 196 agenti, a fronte di una presenza effettiva complessiva nei diversi ruoli di 150 unità (ovvero 46 poliziotti in meno con una carenza che supera il 25% del previsto). E ancora, sui 150 poliziotti ivi in servizio ben 81 unità hanno più di 50 anni (e quindi avrebbero diritto ad essere esonerati dai turni notturni e da servizi particolarmente gravosi), 37 sarebbero fruitori di permessi legge 104/92 e circa 10 unità saranno quelle che andranno in quiescenza durante l’anno in corso.
Appare del tutto evidente come tale endemica carenza, si stia ripercuotendo negativamente sulla efficienza del servizio e soprattutto come stia pregiudicando fortemente l’ordine e la sicurezza dell’istituto. I colleghi, infatti, con non comune senso del dovere e per garantire lo svolgimento delle innumerevoli attività rieducative del penitenziario, sono costretti a turni di lavoro massacranti; ma ormai sono allo stremo delle forze. Per di più, l’istituto in parola ospita diverse tipologie di detenuti: diversi soggetti hanno problemi di natura psichiatrica e numerosi sono i cc.dd. collaboratori di giustizia che, evidentemente, richiedono una maggiore cautela e una più assidua sorveglianza. Pur comprendendo, le numerose e oggettive difficoltà del D.A.P. per quanto attiene alla generalizzata carenza di personale, non possiamo però esimerci dal rappresentare come quella rilevata alla casa di reclusione abbia raggiunto una soglia di totale intollerabilità”.
Da qui, la richiesta sindacale ai vertici del DAP di assegnare ‘almeno 10 unità del ruolo Agenti-Assistenti’ per le esigenze di ordine e sicurezza della Casa di reclusione. “Una richiesta non esaudita che, alla luce di quanto avvenuto oggi con l’evasione dei due detenuti, – conclude Capece – avrà inevitabili conseguenze”.