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    Speciale medicina
    17 Giugno 2020
    Il farmacologo: “Antinfiammatori fondamentali per chi ha dolore cronico”
    “Fans, troppe fake news”

    Affligge il 38% della popolazione europea e circa 16 milioni di italiani. È il dolore cronico benigno, patologia invalidante poco conosciuta e ancora oggi sottovalutata, nonostante la difficile condizione di cronicità riguardi nel nostro Paese una persona su cinque. Pazienti fragili che ancora oggi non vanno in ospedale per paura del contagio da coronavirus. E per questo temono di essere dimenticati e abbandonati. “Tutte le patologie sono improvvisamente diventate meno importanti rispetto all’epidemia da Covid-19”, è l’allarme di Pierangelo Geppetti, professore di Farmacologia clinica all’Università di Firenze e direttore del Centro Cefalee dell’ospedale universitario Careggi, che ricorda come la pratica clinica più diffusa per il trattamento del dolore cronico moderato è l’impiego dei farmaci antinfiammatori non steroidei, i Fans. E su questi medicinali si sono diffuse tante fake news. “Le richieste più frequenti che ci arrivano dai nostri pazienti – ricorda Geppetti – sono relative al timore che il loro dolore o la loro cura possano facilitare il contagio del virus o su come superare una recrudescenza dei dolori. Molte informazioni che popolano la rete sono completamente infondate”. Tra le “bufale” “quella sugli effetti negativi dei Fans e Covid-19. Notizia assolutamente infondata, non a caso subito smentita anche dall’Aifa con una nota. In realtà questi farmaci sono fondamentali e vitali per i nostri pazienti. La notizia circolata sui social – aggiunge Stefano Coaccioli, presidente dell’Associazione italiana per lo studio del dolore (Aisd) – ovvero che l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei, potrebbe influire in maniera negativa sul quadro clinico di pazienti positivi al coronavirus o di pazienti con polmonite interstiziali, è falsa. C’è un documento dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) che conferma come non ci siano prove scientifiche in merito. Per questo, medici e pazienti possono stare tranquilli”.

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