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    Amministrazione, Economia e Lavoro
    23 Giugno 2020
    Mastrandrea: "Servono investimenti e riforme concrete"
    Crisi Giustizia, protesta l’avvocatura italiana
    Galletti: "Assumere personale e informatizzare cancellerie per ripartenza sicura". Malinconico: "Chiediamo al Governo un piano straordinario di risorse"

    L’Avvocatura italiana, alla quale si è unita anche quella civitavecchieste, protesta oggi, attraverso conferenze stampa sollecitate dall’Organismo Congressuale Forense a livello distrettuale delle Corti di Appello, contro lo stato della giustizia. L’emergenza sanitaria e il lockdown di marzo scorso hanno determinato la cessazione delle attività giurisdizionali in tutto il territorio nazionale.

    “Con la cosiddetta Fase 2, – evidenzia il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Civitavecchia Avv. Paolo Mastrandrea – i tribunali hanno in parte ripreso a funzionare, ma con modalità, tempi e produttività limitate e del tutto inadeguate alle esigenze di un paese che dovrebbe tornare a crescere. Recenti disposizioni hanno infatti anticipato la ripresa delle udienze al 1 luglio 2020, revocando la portata dell’art. 83 del DL n. 18 del 17 marzo scorso, che prevedeva particolari restrizioni all’accesso e la trattazione limitata degli affari civili e penali sino al 31 luglio. In tal modo, tutte le cause ed i processi già fissati prima del COVID19 al mese di luglio 2020 dovrebbero trattarsi ‘normalmente’. Ma già sappiamo che questo non sarà possibile, stante la persistenza dell’art. 84 dello stesso Decreto Legge che consente, sia pure in parte, il lavoro agile dei dipendenti ministeriali delle cancellerie. Persistono, peraltro, anche le ragioni di distanziamento sociale che sino ad oggi hanno ristretto l’accesso alle cancellerie. Da più parti l’Avvocatura chiede che i tribunali garantiscano il servizio di giustizia in termini e tempi adeguati, consentendo l’accesso degli operatori agli uffici e, soprattutto, garantendo lo smaltimento di un arretrato che può definirsi in prospettiva catastrofico. Il ministro ha anticipato il protrarsi della normativa ‘emergenziale’ sino al 31 dicembre 2021. Due considerazioni: si è affidata ai capi degli uffici giudiziari la responsabilità di regolamentare l’emergenza, nel solco della decretazione nazionale, senza una uniforme disciplina nel territorio nazionale. In secondo luogo, il tribunale non è solo il posto di lavoro dei magistrati e degli avvocati, ma è il posto dove si decidono le sorti di processi penali, di controversie civili, economiche e familiari che uno stato di diritto non può lasciare indietro. Servono investimenti e riforme concrete. Fino a venti anni fa un’impresa commerciale aveva un vita pressochè indefinita. Oggi la vita media di un’impresa arriva forse a tre anni, la metà della durata di una causa che potrebbe salvarla dal fallimento”.

    (Fonte Agenzia DIRE) Soldi per le assunzioni e provvedimenti normativi sono le richieste al governo degli avvocati d’Italia che questa mattina hanno inscenato i funerali della giustizia sotto la Corte di Cassazione. Un centinaio di legali hanno protestato sulla scalinata del Palazzaccio, tricolore in mano, toga indosso e con bene in vista il cartello funebre ‘Si e’spenta la giustizia. E’ morta la tutela dei diritti e delle liberta’ di milioni di cittadini. Ne danno il triste annuncio gli avvocati d’Italia. Uccisa dall’inerzia del Governo, che l’ha relegata in fondo alle sue priorità.

    “Di fatto – spiega Antonino Galletti, presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma – c’e’ una paralisi della giustizia italiana, basta chiedere a chi ha avuto un’udienza da marzo fino ad oggi a quando e’ stata rinviata quell’udienza. Noi avvocati non ci inventiamo nulla, i nostri studi sono piccoli presidi di legalità sul territorio e li’ i cittadini sfogano il loro malcontento verso un sistema che non funziona. Le udienze vengono rinviate a distanza di mesi se non di anni e questo e’inaccettabile in uno stato di diritto. Bisogna mettere sul piatto della bilancia i denari per fare le assunzioni e informatizzare le cancellerie. C’e’ un rischio di sicurezza ed era necessario da marzo prepararsi per la ripartenza. Non e’ stato fatto e siamo costretti a rincorrere. Confidiamo nel fatto che si utilizzi il periodo estivo per provvedere alle assunzioni e adottare il personale di strumenti informatici adeguati in modo chea settembre si possa ripartire in sicurezza”. Il dialogo col ministro Bonafede non si e’ mai interrotto ma non condividiamo la modalità minima, su singoli problemi, con cui vengono affrontate le questioni. Non si tratta di riforme ma di intervenire in modo adeguato- ha concluso Malinconico – Anche l’anticipazione al 1 luglio di una maggiore ripresa rischia di produrre, per problemi tecnici, più rinvii”.

    ‘Io non posso difenderti’ hanno urlato attraverso uno striscione gli avvocati che, per simboleggiare il funerale, hanno trasportato a mo’ di bara dall’interno della sede della Cassazione fino a sotto la scalinata un armadio in legno con rappresentata al centro una bilancia, simbolo della giustizia.

    “Chiediamo al Governo un piano straordinario di risorse,  – evidenzia Giovanni Malinconico coordinatore dell’organismo congressuale Forense, organo di rappresentanza politica dell’Avvocatura – per la messa in sicurezza degli uffici giudiziari, in vista di ciò che avverrà a settembre, e strumenti giuridici che diano certezza sul fatto che l’uso di modalità alternative di svolgimento delle attivita’ giudiziarie non interferisca con la giustizia, perchè l’udienza da remoto non può essere fatta su tutto. Inoltre, chiediamo che tutto il sistema giustizia sia oggetto di un tavolo straordinario che guardi in modo strategico al futuro”.