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    Speciale medicina
    7 Agosto 2020
    L’oncologo: “Pazienti messi a dura prova dal lockdown”
    “Dopo il tumore dolore cronico”

    Rappresenta uno dei sintomi più frequenti nei pazienti oncologici: è il dolore cronico correlato a neoplasia. Le cause sono diverse: il più delle volte il dolore è dovuto al tumore o alle sue metastasi che comprimono ossa, organi, terminazioni nervose. Ma può essere causato anche dalle terapie assunte (per esempio la chemioterapia) o da altri trattamenti necessari per tentare di sconfiggere il cancro. “In Italia nel 2019 – afferma Domenico Corsi, primario del reparto di Oncologia dell’ospedale Fatebenefratelli di Roma – si sono registrate circa 375.000 nuove diagnosi di tumore e circa 175.000 pazienti sono morti per questa malattia. Il dolore cronico può essere presente anche in chi ha superato il tumore, come sequela dei trattamenti utilizzati per curare la malattia: dolore da conseguenza di interventi chirurgici per lo più sul torace, dolore da fibrosi o da infiammazione conseguente alla radioterapia, neuropatie successive ad alcuni trattamenti chemioterapici, dolori osteomuscolari legati all’utilizzo di farmaci ormonali per il trattamento del tumore della mammella”. Il lungo lockdown ha messo a dura prova tutti, in particolar modo chi soffre di tali disturbi: da marzo gli ambulatori garantiscono solo le urgenze. Rinviati, invece, controlli ed esami. “Gli interventi chirurgici sui pazienti oncologici con nuove diagnosi sono stati garantiti – sottolinea Corsi – così come le prime visite e le terapie in corso. Sono state, invece, sospese le visite di controllo per evitare a molti di accedere negli ospedali, luoghi a rischio per la trasmissione di infezioni. Tutte le oncologie italiane si sono organizzate contattando personalmente i pazienti prenotati per un controllo, facendosi trasmettere via fax o mail gli esami effettuati e favorendo l’accesso in ospedale di coloro che riferivano sintomi sospetti o presentavano esami suggestivi di una ripresa della malattia neoplastica. Nonostante ciò, in Italia circa il 15-20% dei pazienti oncologici ha smesso di curarsi o non si è presentato ai previsti appuntamenti per paura di contrarre il Sars-Cov-2”.

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