Al via in questi giorni, presso la centrale nucleare di Latina, la demolizione degli schermi dei generatori di vapore (boiler) dell’edificio reattore. Tale intervento rappresenta un passaggio significativo per il decommissioning dell’impianto pontino che avvia, di fatto, le attività di smantellamento dell’edificio reattore. Gli schermi sono le strutture in calcestruzzo armato che isolavano dall’esterno le condotte superiori di collegamento fra i sei boiler e l’edificio reattore. Ogni schermo è costituito da due parti: un elemento superiore orizzontale, collegato all’edificio reattore, di circa 145 t, e uno inferiore verticale, in uscita dai boiler, di circa 50 t. La tecnica adottata da Sogin per la loro rimozione è la demolizione controllata con taglio in quota, a circa 50 metri di altezza, mediante disco diamantato, e la successiva movimentazione a terra dei blocchi sezionati, di circa 2 t ciascuno, con gru a torre appositamente installata. In seguito, è previsto il trasferimento dei singoli blocchi in un’area attrezzata per separare il ferro dal calcestruzzo.
I lavori si concluderanno nel gennaio 2021 e produrranno complessivamente circa 1.200 t di materiale che, dopo gli opportuni controlli radiometrici, verranno allontanate dal sito e inviate a recupero. “Oggi comincia una tappa fondamentale del decommissioning della centrale”, spiega Agostino Rivieccio, responsabile Sogin Disattivazione centrale di Latina.
“Le tappe da oggi al 2027 sono: la demolizione degli schermi in calcestruzzo armato dei boiler delle condotte superiori del circuito primario, la demolizione dei sei cilindri rossi e l’abbassamento dell’edificio reattore dagli attuali 53 metri ai 38 metri – continua Rivieccio – La fase successiva è la fase 2 del decommissioning della centrale di Latina e inizieremo appena sarà disponibile il deposito nazionale”. Fase che consisterà nello smantellamento del reattore a grafite e nelle successive operazioni di trasferimento di tutti i rifiuti radioattivi al deposito nazionale.
Un piano progettato nel segno dell’economia circolare così come avviene in tutti gli altri impianti Sogin. “Quanto fatto a Latina è un’applicazione dell’economia circolare al decommissioning di una centrale nucleare – spiega Rivieccio – Abbiamo stimato il peso della centrale, circa 300mila tonnellate, e quello che faremo è recuperare il 93% di questo peso come materiale convenzionale”, continua.
Lo smantellamento produrrà, infatti, circa 319mila t di materiali, di queste saranno inviate a recupero circa 297mila t, per la maggior parte composte da metalli e calcestruzzo.
Nel complesso, segnala Sogin, lo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari italiani permetterà di riciclare oltre un milione di tonnellate di materiali, l’89% di quelli complessivamente smantellati.