“Mettendoci tutti insieme attorno a un tavolo, ci siamo chiesti ma perché non fare un centro dove si riescano a mettere a fattor comune le reciproche competenze e conoscenze? L’obiettivo, è arrivare a far sì che la blue economy non sia soltanto un’etichetta priva di significato ma sia un cambio di passo decisivo per arrivare a mantenere la nostra competitività sotto il profilo economico ma proteggendo l’ambiente”. Così Enrico Moretti, direttore Marittimo delle Marche e Comandante del Porto di Ancona dove è stata da poco inaugurata la sede del Ber – Blue economy Research. “Si è arrivati a costruire questo centro unendo dei soggetti che già per conto loro svolgevano attività nel settore ambientale – spiega Moretti – le istituzioni, come quella alla quale appartengo, che ha tra i propri compiti anche quello di tutelare e proteggere l’ambiente marino; l’Università Politecnica delle Marche, che ha sviluppato e sta sviluppando dei progetti in materia di protezione del mare, in particolare dalle plastiche; il Cnr; l’azienda Garbage con i suoi battelli ecologici, i Pelikan, che tanto successo stanno avendo anche all’estero”. Insomma, pubblico, privato e ricerca insieme per uno sviluppo sostenibile del mare che vada di pari passo con la tutela, perché “tre sono i presupposti essenziali per una crescita economica sostenibile in mare: la conoscenza, la pianificazione dello spazio marino, la sorveglianza marittima integrata a più livelli. Questo non è più un ossimoro: salvaguardare l’ambiente perseguendo lo sviluppo sono due concetti che devono andare a braccetto”. Un passaggio anche sull’attesa legge ‘Salvamare’ ferma in commissione Ambiente in Senato. “Una norma essenziale, credo e spero che quanto prima possa vedere la luce in modo da poter avere un’attività di raccolta dei rifiuti direttamente sul fondale dei mari dove purtroppo, anche se non dappertutto, ci sono delle concentrazioni. Una situazione che va migliorata anche grazie all’azione di recupero che possono fare i pescatori”. Una norma, continua Moretti, “che consentirebbe ai pescatori di poter raccogliere e portare a terra la plastica e i rifiuti raccolti durante l’attività di pesca senza per questo diventare automaticamente, come previsto dall’attuale normativa, ‘originatori’ dei rifiuti. Sono stati fatti degli esperimenti, anche da parte della direzione marittima che presiedo, e hanno dato risultati notevoli. Se viene responsabilizzato il pescatore, è evidente che avremmo non soltanto pesce fresco sulle nostre tavole ma anche un’attività di raccolta, che può anche alimentare un sistema di economia circolare”. “Va trovato un giusto equilibrio, non compromesso perché compromesso vuol dire cedere sul fronte ambientale e questo non deve accadere, per poter coniugare sviluppo e sostenibilità. Io – sottolinea – sono relativamente ottimista, però non bisogna perdere tempo perché ritengo che la Terra abbia già sopportato abbastanza e il tempo per un’inversione di rotta non è poi tantissimo”.
Energia e ambiente
4 Settembre 2020
Al porto di Ancona tutela e sviluppo viaggiano insieme grazia alla collaborazione tra pubblico, privato e ricerca
Enrico Moretti: “La blue Economy? Non è un’etichetta”