Di trasformazione digitale se ne parla ormai da almeno vent’anni. In questi mesi, sulla scia della crisi e dei cambiamenti innescati dall’emergenza Covid, il tema è divenuto di particolare attualità. Analisti ed esperti del settore vengono spesso interrogati per conoscere quale sia lo stato reale del processo di digitalizzazione e di innovazione tecnologica delle imprese nel nostro Paese.
Uno dei primi passaggi dalla gestione analogica a quella digitale è coinciso con l’introduzione dell’e-fattura. Come spiegato in maniera chiara e approfondita nella guida alla fattura elettronica pubblicata da Fatture in Cloud, questo documento in formato digitale ha definitivamente sostituito quello in formato cartaceo. Ciò ha reso decisamente più rapido, efficiente ed economico il processo di emissione, conservazione e archiviazione dei documenti fiscali.
Nonostante un po’ di malumore e di resistenza iniziale, il passaggio – peraltro obbligatorio – all’e-fattura si è compiuto in maniera positiva. Quando si parla di digital transformation, tuttavia, si fa riferimento a un concetto molto più ampio e profondo.
Le tecnologie oggi a disposizione delle imprese per evolvere verso una digitalizzazione più matura e consapevole sono tante. Si va dall’Internet delle cose all’analisi dei Big Data, dalla robotica all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale. Sebbene la stragrande maggioranza (il 77%) delle aziende italiane investa nella digitalizzazione, sono ancora poche quelle che realmente impiegano tecnologie avanzate.
I numeri resi noti dall’Istat parlano chiaro. In Italia, guardando i dati raccolti nel triennio 2016/18, poco più del 3% delle imprese con almeno dieci dipendenti ha raggiunto una sufficiente maturità digitale. Le statistiche sono generalmente più positive quando si guarda alle aziende di maggiori dimensioni, che superano le 250 unità di personale. La percentuale di imprese digitalmente avanzate, in questo caso, raggiunge quota 22%. Le realtà più grandi, inoltre, sono quelle che accolgono con maggiore ottimismo la trasformazione digitale. Le imprese più piccole, con non più di 20 addetti, avvertono invece maggiormente il timore che la digitalizzazione possa incidere negativamente sui numeri dell’occupazione.
Nel complesso, tuttavia, le stime di occupazione per il triennio 2019/21 vanno in controtendenza con quanto previsto inizialmente dall’Ocse. Le aspettative professionali sono infatti più favorevoli per chi svolge mansioni manuali non specializzate, lavori tecnici-operativi e attività di comunicazione. Sarebbero invece più a rischio gli impieghi più specializzati, le professioni creative e quelle manuali specializzate.
Notizie dalle aziende
23 Settembre 2020
Digitalizzazione delle imprese, il punto della situazione
Si sente parlare spesso di digitalizzazione delle imprese, ma quante aziende italiane possono essere definite realmente digitali? Per rispondere a questa domanda, l’Istat ha analizzato i dati sulle Pmi del triennio 2016/18