*Don Ivan Leto
Di nuovo Matteo racconta una parabola dove c’è una vigna (Mt 21, 28-32). Nella parabola intervengono tre personaggi: il padre e i suoi due figli. Il padre, vuole che i suoi figli vadano a lavorare nella vigna. I figli si comportano in maniera molto diversa: il primo rifiuta di andare alla vigna, ma, dopo averci pensato, alla fine accetta l’ordine del padre; il secondo accetta l’incarico immediatamente senza fare alcuna obiezione, ma dopo non lo esegue. Due atteggiamenti emergono dal comportamento dei figli: quello del peccatore pentito che compie la volontà del padre e quello dell’incoerente e ipocrita “che dice e non fa”. Matteo attribuisce quest’ultimo atteggiamento ai capi religiosi e politici di Gerusalemme che, non volendo rinunciare alle loro posizioni e ai loro privilegi acquisiti, si sono chiusi al messaggio di salvezza. Una volta conclusa la parabola, Gesù passa all’ambito pratico e nomina due categorie di peccatori: i pubblicani (esattori di imposte che lavoravano per i romani) e le prostitute. Pur essendo peccatori pubblici, essi si convertono davanti all’esempio e alla predicazione del Battista, mente gli anziani e i capi dei sacerdoti, ritualmente impeccabili, persistono nella loro chiusura. Gesù sapeva bene che tutti gli uomini sono peccatori, se è vero che “il giusto pecca sette volte al giorno” (Pr 24,16). Ma qual è il motivo della sua preferenza per la compagnia dei peccatori pubblici, etichettati tali dagli uomini? Chi pecca di nascosto non è mai spronato alla conversione, perché continua ad essere stimato per ciò che della sua persona appare all’esterno. Chi invece è un peccatore pubblico si trova costantemente esposto al biasimo altrui, e in tal modo è indotto a un desiderio di cambiamento. Sì, il vero miracolo –diceva Isacco il Siro- consiste nel riconoscersi bisognosi della misericordia di Dio: siamo noi i pubblicani, siamo noi le prostitute! La parabola dunque interessa tutti. La decisione dipende dalla persona. *Di Don Ivan LetoParroco di San GordianoDiocesi Civitavecchia – Tarquinia