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    Speciale medicina
    29 Settembre 2020
    La maggioranza non viene curata con terapie efficaci
    Diabete tipo 2, uno su tre ha malattie cardiovascolari

    EDGARDO AZZOPARDI

    CIVITAVECCHIA – Una persona su 3 con diabete tipo 2 presenta una malattia cardiovascolare, che nel 90% dei casi è di natura aterosclerotica, ossia causata dall’accumulo di colesterolo sulle pareti delle arterie, prima causa di infarto e ictus. Questi i principali risultati dello studio “Capture”, presentato da Novo Nordisk in occasione del congresso della società europea di diabetologia Easd. Lo studio ha valutato la prevalenza delle malattie cardiovascolari, il loro rischio e come vengono gestite nelle persone con diabete tipo 2. Primo nel suo genere, il lavoro ha coinvolto circa 10.000 partecipanti provenienti da 13 paesi di tutto il mondo e ha inoltre messo in luce come solo 2 persone su 10 con diabete tipo 2 e aterosclerosi ricevano un trattamento con farmaci che garantiscono un beneficio cardiovascolare. “I risultati dello studio Capture – ha sottolineato Ofri Mosenzon, della Diabetes Unit, Hadassah Medical Center in Israele, una delle autrici dello studio – sono fondamentali per chiunque sia coinvolto nella cura di persone con diabete tipo 2. I dati evidenziano che, nonostante la prevalenza di aterosclerosi in questa popolazione sia elevata, la grande maggioranza dei pazienti non viene curata con i trattamenti che hanno dimostrato di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari. Le persone con diabete tipo 2 devono essere più consapevoli dei rischi ai quali vanno incontro e i medici devono effettuare uno screening attivo per tutti i fattori di rischio. Oggi, infatti, sono disponibili farmaci con benefici cardiovascolari comprovati, raccomandati anche dalle varie linee guida di trattamento”. “Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di disabilità e di morte tra le persone con diabete tipo 2”, ha commentato Stephen Gough, Chief Medical Officer di Novo Nordisk. “Con i risultati di questo studio, Novo Nordisk si augura di contribuire a una maggiore comprensione della malattia e della sua gestione e a far sì che gli operatori sanitari possano migliorare la cura del diabete, con maggiori benefici per i pazienti”, conclude.

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