Gli investimenti in decarbonizzazione sono la chiave per la ripresa economica post-Covid in Italia a livello macroeconomico. È la posizione contenuta nel report “Ossigeno per la crescita. La decarbonizzazione al centro della strategia post Covid” pubblicato da Ref-E, agenzia specializzata in ricerca e consulenza per i mercati energetici, e curato da Matteo Leonardi con il supporto di una ventina di analisti tra cui Enrico Giovannini, Giovanni Dosi, Pia Saraceno, Anastasia Pappas. Le risorse europee a vario titolo valutate complessivamente in circa 400 miliardi, di cui 209 miliardi dal piano Next Gen Eu, permetteranno – sottolinea lo studio – di innescare crescita e nuova occupazione offrendo la possibilità di mettere mano alle disuguaglianze che hanno colpito soprattutto giovani e famiglie monoreddito e acuite con la crisi Covid, e allo stesso tempo indirizzare la crisi climatica. A patto, però, che si scelga di scommettere sulla decarbonizzazione, superando le fragilità del sistema decisionale e tracciando una strategia coerente e solida nel tempo, capace di innescare l’effetto moltiplicativo degli investimenti privati.
Per capire gli impatti delle diverse traiettorie, lo studio individua due scenari di ripresa partendo dai dati macroeconomici 2020: caduta del Pil dell’8,4%, crollo degli investimenti al 16% del Pil, rapporto debito pubblico/Pil arriva vicino al 160% e crollo occupazionale. Lo scenario virtuoso vede una capacità di spesa per almeno l’80% delle risorse Ue e grazie alla coerenza delle policy sulla decarbonizzazione, è in grado di attivare gli investimenti privati nei settori chiave dell’innovazione tecnologica. L’impatto economico è imponente, con un tasso di crescita medio annuo che potrebbe mantenersi vicino al 5% per qualche anno per scendere al 3,5% nel medio termine e convergere nel lungo termine su livelli vicini al 2%. Tale traiettoria è in grado di sostenere la transizione energetica e generare le condizioni per il rientro del debito. Il buon utilizzo dei fondi comunitari aumenterebbe il Pil del 30% entro il 2030 e il tasso di occupazione dell’11%, con un forte miglioramento delle opportunità per i più giovani.
Nello scenario conservativo si riesce a spendere solo parte delle risorse Ue, il 50%, in un contesto di riluttanza del settore privato all’innovazione a fronte di una policy per la decarbonizzazione incerta. Il risultato è un rimbalzo del Pil parziale: solo nel 2024 si riesce a tornare ai livelli del 2019 e raggiungere solo nel 2030 i livelli pre-crisi 2008. Il tasso di crescita converge poco sopra l’1% nel lungo periodo, Il rapporto debito Pil non recupera ancora al 2030 i livelli pre crisi Covid rimanendo superiore al 140%. Alla fine del decennio il nostro tasso di occupazione sarebbe ancora lontano dalla media europea.