In Italia ne è affetta una persona su quattro, ad oggi è tra le prime cause nei Paesi occidentali di cirrosi e carcinoma epatocellulare, eppure la steatosi epatica non alcolica (Nafld), meglio conosciuta come fegato grasso, è ancora sottovalutata nonostante per gli specialisti rappresenti una vera e propria epidemia di cui si parla poco. Progredisce con l’età, in particolare in presenza di diabete, sovrappeso e obesità. “I dati epidemiologici sulla prevalenza della steatosi epatica sono in realtà poco noti – afferma Filomena Morisco, professore ordinario di Gastroenterologia e direttore della Scuola di specializzazione in malattie dell’apparato digerente Università di Napoli Federico II, nonché membro del direttivo della Società italiana di gastroenterologia (Sige) – Sappiamo che interessa il 20-25% della popolazione generale. Queste stime sono però basate sull’uso dell’ecografia in studi di popolazione. Bisogna infatti considerare che l’ecografia è in grado di evidenziare la patologia quando più del 30% del fegato è “occupato” dal grasso. Al contrario, le anomalie metaboliche associate alla steatosi epatica (diabete, ipertensione arteriosa, incremento del colesterolo Ldl e dei trigliceridi nel sangue) insorgono quando solo il 5% del fegato è invaso dal grasso”.
Speciale medicina
6 Ottobre 2020
Colpiti in particolare soggetti in sovrappeso, obesi o diabetici
Fegato grasso, prevenire si può