logo
    Società
    1 Novembre 2020
    IL COMMENTO AL VANGELO Solennità di tutti i Santi

    Don Ivan Leto*

    Il testo evangelico di Matteo 5, 1-12a raccoglie il celebre testo delle beatitudini. La liturgia lo propone nella solennità di Tutti i Santi perché, di fatto, le beatitudini sono la definizione più completa ed esigente della santità. Tuttavia, teniamo conto che il vangelo non ci presenta figure di santi affinché diventino modelli da imitare bensì la persona alla quale essi si sono configurati. “Imparate da me –dice Gesù- che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Se c’è da imitare qualcuno, questo è Gesù, il Figlio di Dio. Afflitti, sofferenti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, costruttori di pace, perseguitati per la giustizia e insultati per essa sono concretizzazioni delle beatitudini. Le beatitudini non sono un codice di leggi la cui osservanza scrupolosa garantisce all’uomo la salvezza. Non sono nemmeno una lista di doveri che i cristiani devono compiere e presentare a Dio in maniera esaustiva, aspettando la sua approvazione o addirittura un premio. Al contrario, le beatitudini non hanno nulla a che vedere con la legge, il dovere o l’imposizione; esse si collocano, dunque, in un altro ordine di cose. Ciò che Gesù propone è un atteggiamento religioso, una disposizione interiore, una consegna e generosità totale, senza condizioni né riserve, ai valori del vangelo, un crescere ogni giorno nell’amore. Gesù annuncia un Dio che ha un debole per i deboli, incomincia dagli ultimi della fila; un Dio che ha le mani impigliate nel folto della vita. Questo è il cammino che hanno scelto i santi.

    *Don Ivan Leto

    Parroco di San Gordiano

    Diocesi Civitavecchia-Tarquinia