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    Energia e ambiente
    9 Novembre 2020
    La ricetta verde arriva dalla Green Economy 2020
    I settori strategici per la ripresa

    Per la ripresa l’Italia deve puntare sulla green economy, utilizzando le risorse di Next Generation Eu. E sono 5 i settori strategici: energia e clima; economia circolare, green city e territorio, mobilità e agroalimentare. La ricetta verde arriva dagli Stati generali della green economy 2020, organizzati dal Consiglio Nazionale della Green Economy, formato da 69 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente, con il patrocinio del ministero dello Sviluppo Economico e della Commissione europea e il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

    Le proposte, approvate dal Consiglio Nazionale della Green Economy, hanno il duplice scopo: contribuire a tradurre le potenzialità del nuovo contesto in proposte di misure per lo sviluppo degli investimenti per la green economy da attuare nel breve termine per la ripresa dell’economia italiana e consolidare un quadro di riferimento per le riforme necessarie ad un salto di qualità nello sviluppo della green economy in Italia.

    Si spazia dalle innovazioni tecnologiche per la produzione di idrogeno verde, all’adozione di criteri stringenti per indirizzare gli investimenti; dagli incentivi per tecnologie di riciclo dei rifiuti plastici e del settore edile all’aumento fino al 30% del territorio e del mare tutelato; dalla riduzione del tasso di motorizzazione privato italiano all’incremento dell’agricoltura biologica; dal taglio dei fertilizzanti chimici ad una graduale carbon tax.

    Energia e il clima. Si punta a indirizzare i finanziamenti europei di Next Generation Eu a supporto dei processi di innovazione tecnologica per la produzione di idrogeno verde, per la decarbonizzazione, per potenziare (sia con nuovi impianti sia migliorando la capacità esistente) produzione, distribuzione, stoccaggio e uso di fonti rinnovabili di energia e miglioramenti dell’efficienza energetica.

    Economia circolare. Aumentare i finanziamenti del Piano transizione 4.0 per sostenere, attraverso il credito d’imposta, investimenti destinati a misure per l’economia circolare. Incentivare gli investimenti per lo sviluppo della bioeconomia circolare.

    Green city e territorio. Finanziare un programma nazionale di rigenerazione urbana che recuperi e valorizzi aree degradate e edifici dismessi per non consumare nuovo suolo; aumentare le infrastrutture verdi e gli spazi, adottando misure di mitigazione e di adattamento climatico.

    Mobilità urbana. Aumentare gli investimenti con l’obiettivo di potenziare il trasporto pubblico, la sharing mobility, le piste ciclabili, facendo scendere al 2030 il tasso di motorizzazione privato italiano al di sotto di 500 auto per 1.000 abitanti.

    Sistema agroalimentare. Incentivare la diffusione delle produzioni agricole basate sui principi dell’agroecologia che favoriscono la limitazione dell’uso di prodotti fitosanitari, l’incremento della fertilizzazione organica, la riduzione delle emissioni di gas serra, la cattura del carbonio nonché l’aumento della produzione biologica.

    Il Green Deal, afferma Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “si conferma la via per una più forte e duratura ripresa in Italia perché valorizza le sue migliori potenzialità e in questa direzione dovrebbero essere indirizzati i fondi di Next Generation Eu.

    Utilizzare ora bene queste risorse per arrivare alla neutralità carbonica entro il 2050, significa evitare che, dopo la crisi epidemica da Covid 19, si debba affrontare un’altra grave crisi globale: quella del cambiamento climatico”.

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