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    Energia e ambiente
    23 Novembre 2020
    La chimica del futuro per la transizione energetica
    “Rifiuti, petrolio del terzo millennio”

    Nuovi impianti per proseguire sul cammino della decarbonizzazione, attraverso le nuove frontiere della biochimica, della chimica dell’elettrolisi e della chimica dei rifiuti. Questa la visione di NextChem, la società del Gruppo Maire Tecnimont per la transizione energetica. A illustrarla è Pierroberto Folgiero (nella foto), Ceo NextChem e Maire Tecnimont. “La transizione energetica è tutto quello che viene dopo le energie rinnovabili, la prosecuzione della storia, la decarbonizzazione, ovvero andare a sottrarre l’anidride carbonica in tutti i punti di produzione durante il ciclo di trasformazione delle varie industrie – premette – La trasformazione delle risorse naturali una volta partiva sempre dal petrolio o dal gas, nella transizione energetica deve partire da altre fonti: le rinnovabili per alimentare il processo, il resto è elettrochimica, biochimica e chimica dei rifiuti”. Su questi tre filoni NextChem mette a disposizione le sue soluzioni: “Sulla biochimica abbiamo tecnologie che servono a fare biocarburanti, dentro l’elettrochimica stiamo lavorando su tutte le forme di idrogeno verde e di elettrolisi e per quanto riguarda la chimica dei rifiuti stiamo lavorando su quello che noi chiamiamo Waste to Chemicals, come produrre quello che siamo abituati a produrre oggi ma partendo dai rifiuti”.

    Perché “dal carbonio e dall’idrogeno contenuti nei rifiuti plastici si possono produrre quei chemicals che servono per la vita di tutti i giorni. Si può riprodurre ovviamente plastica e poi quei componenti base che vengono trasformati in moltissimi prodotti: metanolo, ammoniaca, che sono building blocks della chimica tradizionale, e idrogeno, non da idrocarburi, che noi chiamiamo idrogeno circolare e che insieme all’idrogeno verde si prevede sia l’asse del futuro della transizione energetica. In questa logica i rifiuti sono il petrolio del terzo millennio”.

    Da questa visione, dunque, nasce la costola verde di Maire Tecnimont: “Siamo i successori di chi ha affrontato dal punto di vista tecnico, tecnologico, scientifico il problema della petrolchimica quando questa era la strada maestra. Nextchem prende il nostro Dna di trasformatori di risorse naturali e lo applica in un mondo che invece di partire da idrocarburi parte da altre risorse naturali rinnovabili”.

    Ora però per procedere lungo questa strada “bisogna fare impianti e per fare impianti bisogna avere una visione di lungo termine – chiarisce il Ceo di NextChem – Poi serve una politica economica, quindi strumenti, finanziamenti, investimenti, imprenditori che hanno voglia di rischiare, di lasciare la strada vecchia per la nuova. Oltre ad uno scenario regolamentare che ci spieghi come chiudere il gap dei costi. Ecco perché la strada che porta alla transizione energetica non può che essere europea”.

    Una strada che si affianca a quello della ripartenza economica dopo la crisi innescata dall’emergenza sanitaria. “In un Paese che deve far ripartire gli investimenti, i primi dovrebbero essere quelli in infrastrutture di chimica verde e transizione energetica perché sono quelli che hanno più
    futuro dentro”, conclude.