LADISPOLI – Sono state pubblicate, a distanza di quasi due mesi dalla sentenza, le motivazioni con cui la Corte di Appello di Roma al termine del processo bis ha condannato a 14 anni di reclusione per omicidio volontario Antonio Ciontoli e a 9 anni per concorso anomalo in omicidio i figli Federico e Martina e la moglie Maria Pezzillo in relazione all’omicidio di Marco Vannini, ucciso da un colpo di arma da fuoco, la notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015, mentre si trovava a casa della sua fidanzata a Ladispoli.
A darne notizia con un post su Facebook l’avvocato Celestino Gnazi, legale della famiglia Vannini. Nel motivare la sentenza i giudici della II Corte d’ Appello di Roma, spiega il legale, hanno evidenziato «le ‘menzogne’ dei familiari che, secondo la Corte, avevano lo scopo di ’adeguarsi il più possibile alle dichiarazioni di Antonio Ciontolì».
«In relazione all’atteggiamento degli imputati – aggiunge l’avvocato- i giudici hanno parlato di ’vera a propria crudeltà» e di depistamenti avvenuti attraverso la pulizia delle armi e del sangue, le menzogne ai soccorritori e gli accordi sulle versioni da dare. Tutte cose che abbiamo sempre detto e pensato e che ora, finalmente, emergono con chiarezza in una sentenza”.
«Certo, – commenta sul social il legale – non sarà facile dimenticare chi ha affermato che quel colpo d’arma da fuoco e quella ferita non erano stati avvertiti neppure dal povero Marco perché, altrimenti, ’sarebbe stato lui a sollecitare i soccorsi».
«In ogni caso – aggiunge Gnazi – non verrà lasciato nulla di intentato affinché ognuno si assuma le proprie responsabilità. Dovrà assumersele anche chi è stato sentito come testimone innanzi alla Corte che, in relazione a quanto è stato detto, ha parlato di ’assoluta assenza di credibilità» e di ’propensione alla reticenza. Non ci si può rassegnare al perenne oltraggio della verità e verrà fatto tutto il possibile per farne emergere ancora un altro pezzo”.
«Le motivazioni danno conto di ciò che abbiamo sempre detto – ha detto all’Agi l’avvocato Celestino Gnazi – Mi ha colpito un passaggio, nelle premesse i giudici scrivono che la morte di Marco ha ’reso impossibile ricostruire tutta la verità». E aggiungono che ’non si potrà dunque sapere cosa è successo in quelle 4 mura”.