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    Società
    28 Novembre 2020
    Intervista a Mario Molinari, a capo dell’azienda che porta il nome di Civitavecchia nel mondo
    Molinari, 75 anni di successi
    SPECIALE SUL QUOTIDIANO LA PROVINCIA - «Dalle intuizioni di nonno Angelo alla forza di tutta la famiglia: ecco la ricetta vincente»

    SILVIA TAMAGNINI

    CIVITAVECCHIA – Molinari è “La” sambuca per antonomasia. Il marchio famoso in tutto il mondo, di quella che è nata com ala sambuca di Civitavecchia, compie 75 anni. Oggi è la terza generazione della famiglia Molinari a portare avanti l’azienda: Mario, consigliere delegato insieme alla sorella Inge ed al fratello Angelo. I loro obbiettivi sono di preservare la notorietà del marchio e continuare l’espansione nei mercati esteri.

    Mario Molinari, che sulla scia di quanto fatto da Angelo, Marcello e Mafalda intende da un lato affermare il brand a livello internazionale, dal lato riannodare il legame con Civitavecchia, ha raccontato la maggiore storia di successo che la città abbia mai avuto alla Provincia e a Radio Stella Città.

    Mario Molinari intervistato a Radio Stella Città

    Mario Molinari qual è oggi il suo ruolo in Azienda?

    Io mi occupo di Sviluppo internazionale e dei rapporti con le aziende estere.

    Mario, la storia della Molinari inizia qui a Civitavecchia, nel 1945, subito dopo le distruzioni dei bombardamenti.

    Sì, l’avventura della “Sambuca Extra Molinari” ha inizio nel 1945, a guerra appena finita, in un piccolo opificio artigianale di via Isonzo, nella periferia nord di una città ridotta in macerie dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Si trattava di un laboratorio a gestione familiare con un paio di lavoranti e mio nonno Angelo, mio zio Marcello e mia zia Mafalda. In verità, all’inizio la famiglia si è rimboccata le maniche ed ha iniziato a produrre di tutto, era un liquorificio a tutto tondo: abbiamo etichette di whisky, gyn, rhum. Poi però ebbero la capacità di comprendere il punto forte dell’azienda, capirono che il prodotto che funzionava meglio era la Sambuca Molinari e su quello si concentrarono.

    Qual è stata l’intuizione di suo nonno Angelo?

    Credo che la forza dell’azienda sia stata quella di avere 3 persone che credevano in sé stesse, nella marca e andavano d’accordo tra di loro: i miei zii e mio nonno. Mio padre Antonio poi subentrò alla fine degli anni ’60 e gli diede un respiro più internazionale visto che si occupava del settore estero ed esportazione. Sono convinto che anche oggi le persone che hanno fiducia e si muovono in terreni impervi ed innovativi, possono fare la differenza. Ad esempio mio nonno Angelo e zia Mafalda decisero di fare il grande passo del carosello, il grande salto, quello che li fece entrare nelle case degli italiani e diventare un prodotto nazionale. Investirono un bel po’ di soldi per quell’epoca, credettero nella Rai. E poi sicuramente l’intuizione di saper investire sul mercato dei bar e della ristorazione con eventi importanti della Roma della Dolce Vita di Via Veneto degli anni 50/60. Tutto questo sicuramente ha permesso alla Molinari di diventare un prodotto venduto e di respiro internazionale. Infatti, con il passare degli anni non sono mancate le celebrità nel rappresentare il nostro prodotto.

    La storia dell’azienda di famiglia è legata con la città di Civitavecchia, anche lei?

    Sì, certamente. Ho trascorso qui la mia infanzia, fino ai 10 anni ed ho tanti bei ricordi. Andavo a scuola dalle Suore del Preziosissimo Sangue e giocavo anche a pallone nella squadra di San Gordiano: la Fulgor. E poi, ho passato tutto il lock-down qui con la mia famiglia ed ho riscoperto la città: il mercato, il bel tempo, la cucina locale ed i vecchi amici.

    Ci vuole raccontare qualche aneddoto?

    Ne ho molti in verità, ad esempio sono molto legato al mondo della pallanuoto, anche perché l’azienda era sponsor e andavamo sempre a vedere le partite. Una volta, in una vacanza studio negli Stati Uniti, a New York, nella Grand Station, entro in un negozio di liquori (non potevo comprare perché ero al di sotto dell’età consentita) ed inizio a chiacchierare con il commesso che era italiano e mi dice: “Ah, ma tu sei Molinari? Lo sai che io ho ancora gli incubi! Ero il portiere del Camogli e venire a giocare a Civitavecchia era come entrare in uno stadio, tipo Istanbul, una piscina incredibile con una fortissima tifoseria” e questa cosa mi fece morire dal ridere.

    La Molinari produce ancora la Sambuca a Civitavecchia?

    Sì, certo che sì, lo stabilimento di Civitavecchia produce da sempre la Sambuca Molinari. In verità non abbiamo mai smesso, anzi viene realizzata il 30% di tutta la produzione mondiale.
    Alla fine degli anni ’60 ci fu la possibilità di poter espandere la produzione e si costruì un’altra sede nel frusinate a Colfelice. È una struttura più grande e più moderna di quella in città.

    Quest’anno la Molinari ha compiuto 75 anni, come avete deciso di festeggiare in questo periodo storico particolare in cui il Covid-19 ha stravolto la vita di ognuno di noi?

    Sì, più o meno sembra che il periodo fosse ottobre del 1945 ed abbiamo voluto commemorare questo anniversario con una bottiglia iconica: la limited edition firmata da OZ, alias l’artista Olimpia Zagnoli. Una giovane grafica italiana, un’illustratrice di respiro internazionale con uno stile unico ed il prodotto è già in distribuzione. Sicuramente avremmo voluto festeggiare in maniera differente, a noi manca il mondo della ristorazione e dei bar, il nostro è un prodotto che vive molto di aggregazione Abbiamo comunque voluto dare un segnale rivestendo la nostra bottiglia. Noi possiamo ritenerci fortunati perché abbiamo anche il canale della grande distribuzione che continua a lavorare. La situazione la conosciamo, sono molte, troppe le persone che hanno perso la vita a causa del Covid-19. Dall’altra parte, c’è il Mondo Horeca Hotellerie-Restaurant-Café con il quale abbiamo sempre collaborato che invece di fatturare il 50%, fanno il 10/20% e molti hanno addirittura chiuso. Una situazione molto complicata. Sicuramente un qualcosa che contraddistingue il popolo italiano, e lo ha dimostrato negli anni, bisogna rimboccarsi le maniche e tirarci su un’altra volta.

    La Molinari ha portato il made in Italy di qualità in tutto il mondo (ed anche Civitavecchia), ma quanto è importante oggi?

    Il Made in Italy è un grosso valore aggiunto, è conosciuto a livello internazionale e secondo me meriterebbe più protezione. Ad esempio, la nuova etichetta europea sugli alimenti non tutela il Made in Italy nel modo giusto. I nostri prodotti meritano più rispetto. La nostra ultima pubblicità in tv è completamente orientata all’italianità, paradossalmente è in inglese ma focalizza alcune nostre caratteristiche nazionali che ci fanno amare all’estero. Questo perché l’Italia è bellezza, sole, divertimento e stare bene insieme, ovvero fascino.

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    SPECIALE SUI 75 ANNI DELLA MOLINARI SULLA PROVINCIA DI OGGI