Don Ivan Leto*
I primi versetti del Vangelo di Marco, che la Chiesa ci propone in questa seconda Domenica d’Avvento, fanno parte di una sezione introduttiva a mo’ di prologo (Mc 1,1-15). Il primo versetto è il titolo, e i successivi presentano Giovanni Battista come punto di partenza dell’opera di Gesù. Il titolo, di carattere programmatico, è un’affermazione di ottimismo, perché menziona la parola “vangelo”, che nel mondo greco e romano indicava la gioia per una “buona notizia” eccezionale: “Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1). “Gesù” indica l’umanità di Cristo e la sua funzione salvifica. “Cristo” sottolinea l’aspetto messianico rimandandoci all’Antico Testamento. “Figlio di Dio” esprime la fede nella dignità trascendente di Gesù, che il Vangelo rivela in modo progressivo. Infatti, i vv. 2-3 applicano a Cristo le stesse parole profetiche di Isaia: “Preparate la via al Signore”. La persona incaricata di preparare la via al Signore è Giovanni Battista, il profeta della speranza cristiana. Egli lo fa mediante un gesto: il battesimo di conversione. Dove? Nel deserto, luogo classico dell’incontro con Dio nella mentalità biblica. Il suo successo iniziale fu travolgente, poiché, dice il testo greco, “accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme”. Il suo vestito, la fermezza e l’autorità evocano la figura del profeta Elia e con essa il suo ardente zelo profetico. Cosciente del suo ruolo e dei suoi limiti, il Battista chiarisce che egli non è il Messia, bensì il suo precursore, del quale non era degno di abbassarsi “per legare i lacci dei suoi sandali”.
*Don Ivan Leto
Parroco di San Gordiano
Diocesi Civitavecchia – Tarquinia