TARQUINIA – La Tuscia scelta tra le aree più accreditate ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani.
Nella Cnapi, Carta delle aree potenzialmente idonee, uscita nel cuore della notte mentre l’Italia aspettava il nuovo decreto anti Covid-19, sono state infatti inserite le 67 aree delle cinque macrozone che soddisfano i 25 criteri stabiliti nel 2014-2015 dall’Ispra per ospitare i rifiuti radioattivi. Viterbo, secondo il documento, è tra i territori idonei nella macroarea Toscana-Lazio, che comprende 24 comuni tra le province di Siena, Grosseto e, appunto, Viterbo, dove i 22 centri destinati a diventare la pattumiera d’Italia sono individuati nella Tuscia, ruotando tra otto principali comuni: Ischia di Castro, Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese e Corchiano.
Le altre province interessate sono quelle di Torino, Alessandria, Potenza, Matera, Bari, Taranto, Oristano e la parte sud della Sardegna, Trapani, Palermo e Caltanissetta.
Questo il dettaglio delle cinque macro aree:
Toscana-Lazio: 24 zone tra le province di Siena, Grosseto e Viterbo (Comuni di Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano)
Piemonte: 8 zone tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo e così via)
Basilicata-Puglia: 17 zone tra le province di Potenza, Matera, Bari, Taranto (comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso)
Sardegna: 14 aree tra le zone in provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei e altri)
Sicilia: 4 aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta (Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera).
Pronto ad azioni eclatanti il sindaco di Tarquinia Alessandro Giulivi: “Abbiamo tutti appreso che Tarquinia insieme ad altri comuni della Tuscia rientrerebbe nella lista dei siti scelti per il deposito nazionale delle scorie nucleari: se la notizia fosse ufficiale e confermata non esiteremo ad impedire che ciò avvenga, coinvolgendo anche tutti i comitati che da sempre si battono in difesa dell’ambiente, con ogni mezzo a nostra disposizione anche con azioni eclatanti”.
“E’ il quinto giorno dell’anno, di un Italia, di un paese, in piena emergenza sanitaria, ma il gioco di scegliere territori da distruggere ambientalmente parlando, in questa nazione e soprattutto in questa regione sembra non terminare mai. – commenta Giulivi – E dopo gli inceneritori, i mega impianti di fotovoltaico, oggi è il giorno dei rifiuti radioattivi. Un’altra battaglia che siamo pronti a combattere per difendere la salute dei nostri cittadini. Siamo veramente stanchi di dover contrastare ogni giorno questi assurdi progetti, non solo distruttivi per i nostri territori, ma privi di qualsiasi confronto con gli amministratori locali e con i nostri cittadini. Se ci sono rifiuti radioattivi da smaltire, qualcuno ne produce o ne ha prodotti, non mi risulta che il comune di Tarquinia sia tra questi o che ci siano aziende private di questo tipo. Da quello che si legge infatti, la Sogin, società che si occupa dello smantellamento delle vecchie centrali, ha tenuto un consiglio straordinario lo scorso 31 dicembre, una data prediletta per i consigli straordinari, perché si sa, tra una lucetta di Natale e un brindisi di fine anno, il rischio di non avere gli occhi puntati addosso è forse minore. Ma questa volta i fuochi di Capodanno hanno illuminato l’ennesima “storia all’Italiana” infatti da ciò che è scritto su testate nazionali qualche giorno fa i ministeri dello Sviluppo economico e quello dell’Ambiente hanno finalmente dato il «nulla osta» alla pubblicazione della mappa, tenuta segreta per tutto questo tempo nei cassetti della Sogin. Dalla pubblicazione del 5 gennaio inizia il processo che nel giro di qualche anno porterà alla localizzazione del sito che in un primo momento dovrà contenere 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità e poi anche 17 mila metri cubi ad alta attività, questi ultimi per un massimo di 50 anni (per poi essere sistemati in un deposito geologico di profondità di cui al momento poco si sa). Per il Deposito e il Parco tecnologico è prevista una spesa di 900 milioni di euro, che saranno prelevati dalle componenti della bolletta elettrica pagata dai consumatori.Attualmente quello che abbiamo potuto apprendere è solo questo”.“Innanzitutto – aggiunge il sindaco di Tarquinia – voglio capire immediatamente l’ufficialità di queste notizie, che mi auguro non arrivi ed ho già iniziato il dialogo con gli amministratori interessati dalla “Mappa Radiotattiva” per elaborare una strategia univoca di contrasto alle decisioni intraprese.Ho inoltre dato mandato agli uffici del comune di Tarquinia di redigere una delibera da portare al prossimo consiglio comunale dove esprimeremo ancora una volta il nostro NO a questo tipo di decisioni e ribadiremo ciò che è stabilito dall’articolo 1 comma 6 dello Statuto di questa città: “All’interno del territorio del Comune di Tarquinia non è consentito, per quanto attiene alle attribuzioni del Comune in materia, l’insediamento di centrali, industrie o impianti che non utilizzano fonti di produzione di energia rinnovabile, l’insediamento di industrie belliche, lo stazionamento o il transito di ordigni bellici nucleari e scorie radioattive”.
Si prepara alla battaglia anche il sindaco facente funzioni di Montalto di Castro Luca Benni: «L’amministrazione comunale si sta già attivando in sinergia con i comuni limitrofi per prendere contatti con gli enti sovrapposti.Il Comune di Montalto e il suo territorio hanno già dato e lotteremo con tutte le forze affinché venga rispettato l’ambiente e la salute dei cittadini. Una decisione incomprensibile che andrà senz’altro a penalizzare fortemente l’aspetto turistico e ambientale del nostro territorio. Sono già in contatto con i sindaci degli altri comuni della provincia di Viterbo per elaborare e pianificare le prossime azioni da intraprendere».
A lanciare l’allarme anche Michael Del Moro e Andrea De Simone, rispettivamente presidente e direttore di Confartigianato Viterbo.”Per quanto ancora la Tuscia dovrà pagare il prezzo di scelte governative sbagliate? – affermano Michael Del Moro presidente di Confartigianato Viterbo e Andrea De Simone direttore di Confartigianato Viterbo – Mentre ancora attendiamo il completamento della Trasversale Orte-Civitavecchia, in piena emergenza Covid-19 che sta mettendo in ginocchio l’economia del paese oltre che del nostro territorio, nella calza della Befana il Governo Conte ci fa trovare non carbone, ma addirittura scorie radioattive. Non è bastato il fallimento della centrale nucleare di Montalto di Castro, adesso addirittura la Tuscia scelta tra le aree più accreditate ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Una decisione strategica incomprensibile, visto che tale mappa, che prima di capodanno ha ricevuto incredibilmente l’ok dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, va a interessare territori di bellezza artistica, naturalistica senza pari, che vivono di turismo e danno da vivere a centinaia di imprese artigiane. L’impatto del deposito delle scorie radioattive sarebbe devastante! Parliamo, infatti di un progetto da 900 milioni di euro che si estenderà su una superficie di 150 ettari – 110 per il deposito e 40 per il parco tecnologico –, superficie che ospiterà 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità e 17 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Sui quali non c’è alcuna certezza sulla cessazione in tempi brevi della radioattività, e quindi della pericolosità”.
“Confartigianato – affermano Del Moro e De Simone – farà tutto il possibile affinché la nostra provincia non venga nuovamente penalizzata da scelte che si rivelerebbero letali per lo sviluppo futuro di un territorio che ha ben altra vocazione e che non vuole passare alla storia come il deposito radioattivo d’Italia. Ci auguriamo che i parlamentari eletti sul territorio, i consiglieri regionali e i sindaci dei comuni interessati costituiscano con noi un fronte compatto per dire no ad una vera e propria violenza perpetrata ai danni dei cittadini del Viterbese”. (a.r.)
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