CIVITAVECCHIA – “Il punto di fondo della decarbonizzazione e della transizione energetica sarà la chiusura delle centrali a carbone: ce ne sono ancora cinque, e quattro sono nostre”.
È quanto dichiarati ieri dal direttore di Enel per l’Italia, Carlo Tamburi, durante la sua audizione in commissione Esteri alla Camera dei deputati. «Siamo fortemente determinati a rispettare l’obiettivo al 2025, che fungerà da spartiacque soprattutto per l’immagine del paese che abbandonerà definitivamente la produzione a carbone:speriamo possa essere quel cambio di passo che stiamo perseguendo con il sostegno delle istituzioni, del Governo, di Terna e dell’autorità – ha spiegato il manager – lo smantellamento delle centrali a carbone è il punto centrale della nostra strategia».
Il manager ha quindi confermato di aver ottenuto, qualche settimana fa, la chiusura di uno dei tre gruppi di Brindisi dal primo gennaio. “Abbiamo avuto l’autorizzazione per chiudere a Fusina due piccole unità già quest’anno, in anticipo rispetto al 2025 – ha aggiunto – e poi stiamo discutendo per La Spezia con le autorità”. Mentre per Civitavecchia ha sottolineato che «sarà forse un po’ più avanti».
Diversa la questione del Sulcis, perché «la sostituzione di quell’impianto a carbone deve essere integrata nella strategia di politica industriale della Regione» legata allo sviluppo del distretto dell’alluminio dopo gli accordi con il ministero dello Sviluppo economico per far ripartire la produzione di Alcoa e Eurallumina.
“Gli impianti a carbone – ha concluso Tamburi – dovranno essere sostituiti da impianti molto più piccoli, molto più efficienti, che funzioneranno meglio e funzioneranno meno, a gas. Saranno piccoli impianti a ciclo aperto che possono essere anche trasformati in cicli combinati, in funzione di quanto sugli stessi territori ci sarà la penetrazione delle rinnovabili. Su questo – conclude – stiamo facendo l’iter autorizzativo con gli enti preposti”.