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    Energia e ambiente
    21 Gennaio 2021
    Dalle microplastiche alle cozze, come entrano nella catena alimentare
    Il viaggio dei batteri

    Microplastiche nei frutti di mare, ma non solo. Queste microplastiche trasportano batteri che così viaggiano fino ad entrare nella catena alimentare. A scoprirlo sono stati i ricercatori della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Piacenza, che insieme ai colleghi dell’Università di Sousse hanno indagato la presenza di microplastiche e di batteri anche patogeni in campioni di acqua del mar Mediterraneo e in campioni di cozze.

    Dai risultati della ricerca appena pubblicati sul “Journal of Hazardous Materials” è emerso non solo che nelle vongole sono presenti significative quantità di microplastiche, ma anche che – questa è la novità – le microplastiche trasportano batteri patogeni che ritroviamo anche nelle vongole: tali batteri hanno un effetto tossico sulle vongole, come indicato dalla loro risposta immunitaria.

    “Il nostro obiettivo era in primo luogo profilare la struttura della comunità batterica in biofilm di particelle di plastica galleggianti in acqua di mare provenienti da quattro aree costiere tunisine, utilizzando tecniche di sequenziamento del Dna dei batteri”, spiega Edoardo Puglisi, docente di Microbiologia all’Università Cattolica, che insieme al professor Pier Sandro Cocconcelli, microbiologo della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali, ha condotto questo studio. “Successivamente – continua – le cozze (Mytilus galloprovincialis) sono state messe in contatto con le plastiche galleggianti per consentirci di ampliare le conoscenze sul potenziale ruolo svolto dalle particelle di plastica ambientale nel plasmare le strutture della comunità batterica e nell’indurre possibili effetti tossici sulle cozze”. I risultati hanno mostrato chiaramente una grande variabilità nella composizione delle comunità batteriche di plastica galleggiante e acqua di mare provenienti da diverse aree geografiche. “Questi primi risultati ci dicono che le cozze accumulano dentro sé non solo microplastiche, ma anche i batteri da esse trasportati, inclusi ad esempio alcuni patogeni appartenenti al gruppo dei vibrioni. La rilevanza del nostro studio in termini di valutazione del rischio alimentare per l’uomo dovrà essere oggetto di future investigazioni”, conclude Puglisi.