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    Cronaca, Energia e ambiente
    27 Febbraio 2021
    Questa mattina sono stati illustrati i dettagli del progetto realizzato dal Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università della Tuscia, DEB, sotto la supervisione scientifica della professoressa Roberta Cimmaruta
    Il professor Nascetti: i reef ball saranno guardiani e giardinieri della biodiversità e permetteranno di incrementare il popolamento dell’astice
    Presenti anche il sindaco Alessandro Giulivi, il consigliere regionale Silvia Blasi ed il maresciallo della capitaneria di porto di Civitavecchia Fabio Tasca

    TARQUINIA – E’ in atto da alcuni giorni l’azione di salvaguardia del mare di Tarquinia, con un intervento al largo del mare all’altezza della foce del fiume Marta. L’obiettivo è “Costruire una barriera che diventa viva per proteggere habitat e specie marine“. L’importante progetto, che vede in prima linea il Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università della Tuscia, DEB, con un’azione lungo la costa dell’Alto Lazio, è stato presentato questa mattina presso il borgo delle Saline, dove si trova il centro dell’Università della Tuscia.

    Ad illustrare i dettagli  sono stati il professor Giuseppe Nascetti e la dottoressa Cimmaruta. Presenti anche il sindaco Alessandro Giulivi, il consigliere regionale Silvia Blasi ed il maresciallo della capitaneria di porto di Civitavecchia Fabio Tasca.

    “Il progetto viene realizzato grazie ai fondi FEAMP Misura 1.40, europei e della Regione Lazio, destinati alla “Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi marini e dei regimi di compensazione nell’ambito di attività di pesca sostenibili – ha spiegato il professor Nascetti -Per questo progetto ieri sono stati posizionati intorno alle praterie di posidonia antistanti la foce del fiume Marta 60 Reef Ball, delle strutture in cemento eco-compatibile che con la loro forma a campana, cava e bucata permetteranno a tantissime specie marine di trovare una nuova casa al loro interno o sulla loro superficie. Rendendo al contempo più difficili le incursioni illegali di quei pochi pescherecci che ancora non dovessero aver capito che le praterie sommerse vanno rispettate, anche nel loro interesse.”

    “Le coste del Lazio settentrionale – ha spiegato il professor Nascetti – sono un’area ricca, dove troviamo ben 5 SIC (Siti di Interesse Comunitario, ora Zone Speciali di Conservazione ZSC) tappezzati di prateria di Posidonia, cioè aree protette a livello europeo che ospitano questo habitat fondamentale per la riproduzione e la sopravvivenza di moltissime specie marine”.

    Il professor Nascetti ha anche evidenziato quanto fatto finora per il recupero ambientale della riserva,  anche grazie a leggi e finanziamenti ottenuti per i progetti presentati, tra i quali il progetto Life Natura 2003-2006 ottenuto nella prima amministrazione Giulivi.

    Proteggere e recuperare questi ecosistemi che sono dei veri e propri “hot-spot” di biodiversità – ha spiegato Nascetti – non è solo un dovere che abbiamo nei confronti della natura, ma anche un buon investimento dal punto di vista socio-economico. Essendo aree di riproduzione di tante specie che hanno un valore per la piccola pesca costiera, accrescerne la biodiversità equivale a garantire un continuo apporto a questo importante settore della nostra economia. I Reef Ball saranno quindi i guardiani ma anche i giardinieri della biodiversità. Grazie alla loro struttura verranno incrementate superficie, volume e complessità ecologica di queste aree importantissime. Questa maggiore disponibilità ambientale verrà sfruttata per incrementare il popolamento locale di una specie di rilievo per la pesca costiera, l’astice europeo, attraverso azioni di ripopolamento associate a questi substrati artificiali”.

    Da tempo il CISMAR, il Centro Ittiogenico Sperimentale delle Saline di Tarquinia dell’Università della Tuscia, è impegnato in questo recupero attivo delle specie locali. I piccoli astici vengono infatti allevati da madri catturate nelle stesse aree di rilascio, per garantire la compatibilità ecologica e genetica dei giovani liberati con i popolamenti locali.

    “Il difficile processo di allevamento è stato messo a punto in anni di ricerche – ha aggiunto Nascetti – e permette di ottenere esemplari in perfetta salute e di cui si conosce la firma genetica, grazie allo studio fingerprint del loro DNA, in modo da poterli poi identificare una volta ricatturati dai pescatori”.

    Questo progetto, svolto sotto la supervisione scientifica della Professoressa Roberta Cimmaruta insieme al professor Giuseppe Nascetti dell’Università della Tuscia, è l’ultimo di una lunga serie di azioni che a partire dal 2001 hanno portato DEB e CISMAR a proteggere e recuperare la biodiversità delle coste laziali attraverso azioni di protezione, recupero e sostegno.

    Tra queste da ricordare il progetto europeo LIFE “Poseidone” con la messa in opera di 550 dissuasori antistrascico lungo le coste di Montalto di Castro; e il progetto SEASAVE finanziato dalla Direzione Generale della Pesca ed Acquacoltura del MIPAAF che ha permesso la rimozione di plastiche e attrezzi da pesca perduti e il rilascio di decine di migliaia di giovani astici e mazzancolle.

    Il progetto è stato realizzato anche grazie alla sensibilità e partecipazione attiva della Regione Lazio, della Capitaneria di Porto di Civitavecchia e del Comune di Tarquinia.